È una nuova società quella che stiamo vivendo? Dopo 50 giorni di confinamento sociale, detto eufemisticamente con termine anglofono “lockdown”, è cambiata la cultura del popolo italiano? Altrimenti, nulla è cambiato in noi? Di certo un così lungo lasso di tempo, caratterizzato dall’ isolamento, non può non aver lasciato il suo segno. Un segno che, non è azzardato affermare, è profondo e che ha di certo lasciato i suoi segni nei nostri assetti culturali, e di rimando nel nostro modo di intendere e capire la società, noi stessi, la politica e l’economia. Insomma, una quarantena che ha generato un mutamento, che ha portato con sé, inevitabilmente, tutta una serie di frizioni nei nostri assett psicologici, ma anche sociali, e da qui ad un processo di revisione nella concezione delle nostre prospettive e aspettative, per le quali, quindi, non è innaturale trovarsi in una situazione di disagio e debolezza, di confusione in definitiva, che caratterizzerà gran parte della popolazione italiana fino a quando non si ridisegneranno i nuovi sogni, i nuovi desideri.
Una volta maturato questo nuovo scenario, una volta che il popolo avrà fatto sue certe caratteristiche della nuova società, però, potrà ritornare alla normalità precedente a questa? Certamente. Il cittadino comune tornerà a frequentare i mercati rionali, lo studente rivivrà gli spazi delle università, il ragazzo rioccuperà un posto in un pub, in un ristorante o ballerà in una discoteca. È certamente possibile, quando avremo le contro misure del nuovo contesto. Ma, dopo 50 giorni di confinamento, sforzi e sacrifici, per scoprire e poi adattarsi al nuovo ambiente, al cittadino converrà tornare a quella che prima considerava normalità? Ne trarrà dei benefici? Oppure sarà più conveniente per lui adeguare il suo comportamento in una prospettiva rinnovata?
A seguito di crisi ed emergenze, in realtà, non può che corrispondere e seguire un periodo di forte sviluppo e forte crescita, come è già stato in passato. Quindi, una volta che torneremo alla vita sociale, una volta che avremo fatto nostre le nuove regole ed istanze governative, quando avremo deciso come organizzare questo nuovo tempo a venire, potremo nuovamente esprimere le nostre sensibilità e frequentare i luoghi che amiamo. E Sebbene le prospettive al momento possano sembrare fosche, bisogna essere consci di poter ritrovare la normalità e considerare questo periodo di disagio e debolezza, in realtà, come occasione per una nuova ripartenza, da vivere a pieno, resistendo alle naturali frizioni che si creeranno, grazie ad uno sguardo intellettuale e personale, fiducioso e colorato del domani. Alla luce di ciò, dunque, mai come in casi del genere, forse, occorre dotarci di ottimismo e soprattutto praticarlo nel nostro incedere, con forza e convinzione.
Massimiliano Lorenzo