Il Mandala: una pratica oggi indispensabile o cosa? – di Maria Raffaella Pulli

Il Mandala: una pratica oggi indispensabile o cosa? – di Maria Raffaella Pulli

      Occorre premettere che ogni luogo che ho visitato è stato sempre un gran regalo in quanto mi ha lasciato dei ricordi, delle nuove esperienze, conoscenze e nuove consapevolezze. Infatti, si dice che da un viaggio si torna sempre in modo diverso da come si è partiti. “La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose” scriveva Henry Miller.

       Convinzione consolidatasi in un mio viaggio in Africa che contribuì letteralmente a una trasformazione personale a tutti i livelli, radicale, permettendomi, appunto, di vedere in modo nuovo “molte cose”, anche quelle che avevo già studiato, che furono riconsiderate e riqualificate.

     Quando arrivai sull’isola di “Goree”, ossia l’isola degli schiavi, si percepiva un’energia differente, straordinaria, potente tanto da sentirla sulla pelle. Peraltro, tanti accadimenti si erano succeduti proprio lì, in quel luogo, per secoli. La chiamavano l’isola del non ritorno, in quanto quando gli africani venivano rapiti e portati sull’isola venivano imbarcati per le Americhe, per essere venduti come schiavi. Alcuni, peraltro, durante il viaggio morivano buttati con delle catene nell’Oceano, o perché troppo magri o perché malati. Di certo, quindi chi giungeva sull’isola era destinato a non ritornare più a casa.

      Al di là di ciò, un significato ineffabile e, allo stesso tempo, profondo, segnante mi è giunto proprio su quella piccola isola sperduta nell’Oceano Atlantico, quando mi sono imbattuta in un laboratorio dove si realizzavano quadri e dei veri e propri “Mandala” con la sabbia. Rimasi affascinata vedendo all’opera tante persone lavorare la sabbia di diverso colore, come il rosso proveniente dal deserto del Burkina Faso, il giallo dalla Tunisia oppure la sabbia bianca proveniente dal Kenya. Anch’ io ebbi l’opportunità di realizzare il mio Mandala di sabbia. Ma cosa sono i Mandala?

      Sicuramente in molti lo saprete, ma tanti altri no. Nello specifico, per questi ultimi, il Mandala è un disegno a forma circolare, il cui nome, peraltro, deriva dal Sanscrito che significa, infatti, “cerchio”. Esso rappresenta il cosmo e la ciclicità delle cose. Pensate che i primi Mandala risalgono all’era paleolitica. Questo tipo di disegno, si può trovare in diverse religioni e culture, basti pensare ai rosoni delle nostre chiese cattoliche ad esempio, oppure ai “Dul-tson-kyil-khor”, mandala di sabbia realizzati dai monaci tibetani.

      Il primo a dare una lettura psicologica compiuta su questo tipo di disegno fu Carl Gustav Jung, psichiatra, psicanalista della psicologia del profondo. In merito egli afferma e ferma in una sua nota: “Ogni mattina schizzavo in un taccuino un piccolo disegno circolare, un mandala, che sembrava corrispondere la mia condizione intima di quel periodo. Con l’aiuto di questi disegni potevo di giorno in giorno osservare le mie trasformazioni psichiche. Solo un po’ per volta scoprii che cos’è veramente il mandala: formazione, trasformazione della mente eterna, eterna ricreazione e questo è il Sé, la personalità nella sua interezza.”

    Per Jung, dunque, il Mandala non è solo un disegno, ma è la forma che rappresenta il proprio Sè nel cosmo. Colorandolo o disegnandolo, il nostro inconscio lo percepisce non come un semplice disegno, ma come la rappresentazione dell’energia in cui è immerso il Sé.  La sua struttura precisa e ripetitiva è intrisa di significati simbolici universali e favorisce un ordine interno alla nostra mente che spesso vive nel caos.

      Quando si osserva un Mandala si vede subito un centro, il punto da dove tutto parte, ma è anche allo stesso modo il punto dove tutto torna. Esattamente come nella vita. C’è sempre “un punto di inizio” che coincide inesorabilmente ed inevitabilmente con “un punto di fine”.

      Il Mandala è uno strumento molto potente, riesce a dialogare senza parole con il nostro mondo interiore scandendo il valore  sia della costruzione sia della distruzione che della rinascita, dunque: non a caso dopo molte settimane di lavoro per realizzarlo viene distrutto in pochi secondi. Questo sta a significare anche la bellezza e soprattutto la caducità della vita e delle cose.

     Ecco, questa è l’eredità del viaggio nell’isola di “Goree”! Disegnare o colorare un Mandala porta inevitabilmente a guardarsi dentro, a creare uno spazio sacro dove potersi comprendere e soprattutto ascoltarsi. E questo non è di poco conto, se si pensa che oggi nella nostra società anche solo ritagliarsi un momento per sé stessi che non sia un impegno appare un’utopia: non ci viene offerta l’opportunità di guardarci, soprattutto dentro.

      Il Mandala permette, invece, di poter dialogare con il proprio mondo interiore per avviarci a nuove consapevolezze e verso una crescita personale, ma anche uno strumento per scandire il tempo in modo differente, perché come sottolineava Jung “La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia.”

 

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