Riprendiamo il racconto della nostra Lecce, attraverso i suoi tratti distintivi, quasi mostrasse il volto, i lineamenti, il suo modo di esprimersi e di atteggiarsi ai nostri occhi attenti, essendone parte intima e integrante, oltre che dei suoi anni e dei suoi giorni, per come ci è dato di viverla, anche delle sue stagioni.
Gli inverni salentini dunque, fatta eccezione per la gelida e umida serata in cui mi trovo a scrivere questo articolo, sono notoriamente miti così come roventi sanno essere le estati, ragion per cui può risultare piacevole al cittadino come al turista fare una sosta nel verde del parco cittadino.
Tra il centro commerciale di Piazza Mazzini, infatti, e quello storico di Piazza Sant’Oronzo, è possibile attraversare i Giardini Pubblici G. Garibaldi, dal busto marmoreo ivi collocato, su cui troneggia l’effige dell’eroe dei due mondi. Un tempo i giardini venivano chiamati Villa della Lupa, perché in una gabbia di ferro venivano custoditi, per onorare il simbolo della città di lecce che è la lupa, alcuni esemplari di lupi italici. A me pare di ricordare anche una gabbia con dentro dei serpenti. Entrambe le gabbie furono però smantellate nella seconda metà degli anni Ottanta.
Ma andiamo per ordine. Nel 1818, l’ingegnere comunale Bernardo Bernardini e il naturalista Gaetano Stella elaborano un progetto per la realizzazione di viali alberati e di un giardino pubblico. L’ingegnere Luigi Pino poi realizza un progetto a forma poligonale recintata da una balaustra originaria in legno dipinto di verde che si alterna a tronchi di colonna in pietra. La Villa è pensata come un giardino all’italiana con un ampio spazio centrale di forma circolare e aiuole geometriche delimitate da bassi cordoli in pietra e siepi. L’impianto originario di gusto paesaggista, con piantumazioni diverse nelle aiuole e sentieri irregolari, subisce nel tempo una serie di rifacimenti. Gaetano Stella riferisce che il Giardino Pubblico è arricchito da vivai di alberi “indigeni ed esotici” provvisti di targhetta con il nome scientifico.
Al centro della villa, all’incrocio dei viali, si apre un’area circolare che, anticamente, ospitava una fontana anch’essa circolare, al cui posto ora sorge un tempietto in stile neoclassico, precedentemente collocato nel giardino delle Suore Marcelline. Il tempietto, cui si accede tramite tre gradini, è formato da otto colonne con capitelli corinzi che sostengono un architrave riccamente decorato, sovrastato da una cupoletta maiolicata in verde con in cima una croce. Nel 1859 viene realizzata la fontana circolare che ospita per qualche tempo alcuni cigni, ma che nel 2000 viene trasformata in una vasca monumentale, la quale viene strutturata dall’innesto in un preesistente elemento architettonico neoclassico e viene divisa in due porzioni congiunte da un ponticello.
Dopo il 1860, il parco viene dotato di un casotto per il custode e, di fronte allo spiazzo centrale, di un padiglione adibito a Caffè. Verso l’ultimo ventennio dell’Ottocento, sui rispettivi basamenti, vengono collocati i primi dodici busti in pietra di alcuni notabili della città. Ne verranno aggiunti altri nei decenni successivi. Se ci si diverte a chiedersi a chi appartengano si scopre qualche curiosità. È possibile dunque ammirare il busto di Giuseppe Petraglione, professore e preside, autore di ricerche sull’introduzione della stampa e sulla storiografia umanistica, nonché uno dei maggiori rappresentanti degli Studi nel Mezzogiorno. Superando poi quello che ritrae Giuseppe Pellegrino, la cui incisione realtiva ai ruoli ricoperti in vita è ormai consunta, ci si ritrova, proprio accanto ad un cespuglio di Gigli del Nilo (Agapanthus africans), davanti all’effige in bronzo di A. Martinez, sfortunato anch’egli quanto a chiarezza delle incisioni descrittive, per poi incontrare, lungo uno dei viali alberati interni, segno che l’arte, seppure massima, non ha diritto al viale principale, quello di Tito Schipa e quello dello scrittore Pietro Marti. Fa poi mostra di sé lo stratega militare Leonardo Prato, lo storico e critico d’arte Francesco Milizia e il filosofo Cesare Vanini, mandato a morte nel 1619 per le sue teorie blasfeme. Gaetano Stella, l’ideatore dei giardini, medico e studioso di scienze agrarie, nonché direttore dell’Orto Botanico di Terra D’Otranto, viene confinato nei pressi del Ricovero Antiaereo, riscoperto nel 1982. Seguono Luigi Scarambone, Segretario Generale del Consiglio delle Fortificazioni e Oronzo Massa, Generale d’ Artiglieria della Repubblica Napoletana. Sul viale principale incontriamo per primo - rullo di tamburi – Tancredi di Lecce, figlio naturale di Ruggiero d’Altavilla e di Emma Accardi dei Conti Di Lecce, Conte Di Lecce prima e, quarant’anni dopo, incoronato Re di Sicilia. Segue, in bronzo, Francesco Lo Re, illustre medico e politico, deputato al Parlamento Italiano e Giuseppe Pisanelli, giurista, deputato al Parlamento Italiano, Ministro e Guardasigilli del Primo Ministro Minghetti. È la volta di Giuseppe Palmieri, convinto promotore del progresso agricolo salentino, divulgatore di scienze economiche, autore della famosa opera intitolata “Pensieri economici”. Tocca poi al Galateo, ossia Antonio De Ferraris, medico e membro dell’Accademia Pontaniana, autore del “De Situ Japigiae”. Abbiamo ancora Pietro Siciliani, pedagogo, filosofo e medico, cui è dedicata la Biblioteca civica di Galatina e Giuseppe Libertini, seguace di Mazzini, parlamentare e organizzatore del Comitato provinciale di Terrad’Otranto. E infine Antonio Panzera, che compie i suoi studi al Collegio dei Gesuiti, si laurea in Giurisprudenza, partecipa al movimento risorgimentale ed è Capo della Guardia Nazionale.
È interessante sapere che nel 1929, presso il Caffè, ribattezzato Caffè Balilla, viene instaurata un’arena per spettacoli cinematografici, ancora adesso utilizzata per eventi e manifestazioni culturali. In epoca fascista inoltre, per ordine di Mussolini, due terzi dell’intera superficie della Villa Comunale vengono coltivati a ortaggi, orzo e legumi.
Oggi sono ritornati gli arredi floreali e le piante ornamentali alla cui ombra anziani, mamme e bambini che possono anche usufruire delle aree giochi, trovano il loro ristoro, mentre cagnoni o cagnolini al guinzaglio seguono mansueti i rispettivi padroni e alcuni pedoni attraversano il viale principale e quelli laterali, tuffandosi per un tratto nel verde e nella pace per riemergere nel traffico cittadino che circonda ogni lato della Villa Comunale.