Salento Esoterico 5°: La Chiesa dei Diavoli - di Grazia Piscopo

Salento Esoterico 5°: La Chiesa dei Diavoli - di Grazia Piscopo

       E si apre ancora una volta il sipario sulla meravigliosa Terra d’Otranto, antico retaggio di cultura greca-bizantina, ricca di misteri, prodigi, favole e miti, dove, nonostante l’apparente immobilità del Tempo accecato da un impietoso sole del Mezzogiorno, vivono ancora oggi, ogni giorno e da sempre, nate da storie di uomini artefici sia di meravigliose architetture e sia di inspiegabili magie e “stregature”.

       Così, la seconda méta del nostro tour esoterico salentino è la bella Tricase, posta ad oriente della parte più meridionale del territorio salentino. La storia o la leggenda di questa ridente cittadina ha travalicato i secoli oltre che per le bellezze naturali del territorio e dei suoi elaborati monumenti, soprattutto per un vecchio racconto che ha per oggetto addirittura una sua chiesa, la famosa Chiesa dei Diavoli.

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     Dedicata alla Madonna di Costantinopoli, questa chiesa fu edificata su pianta ottagonale nel 1684 e terminata l’anno dopo. Si trova su una strada quasi sterrata che conduce dal centro di Tricase porto in zona Borgo Pescatori. É decisamente un Tempio di piccole dimensioni, ma di grande fama, provvisto di un singolare campanile a vela come se fosse sempre pronto a prendere il largo...

     Sul fianco destro di quest’edificio si nota un portale murato e all’interno capitelli corinzi e arcate a tutto sesto di chiara radice greca-ortodossa. Scolorito e quasi sdentato dal tempo, appare l’altare maggiore raffigurante la Madonna di Costantinopoli adorata da angeli sbiancati, santi in preghiera e da un curioso personaggio, ben vestito, che guarda compiaciuto l’orizzonte ieratico. Il committente della chiesetta, sicuramente la figura laica del dipinto, è il marchese di san Martino e principe di Tricase, Iacopo Arborio Gattinara, nobile piemontese di antico lignaggio, feudatario del territorio nel XVII secolo su disposizione régia. Il suo sarebbe stato un buon governo se non fosse stato funestato da fatti misteriosi al limite del paranormale.

      La leggenda racconta che pescatori e contadini affollavano di continuo la sala delle udienze del castello del principe perché, a loro dire, il duro lavoro di semina e di pesca era prima impedito e poi annullato da strane creature immateriali, chiamate “Malombre” che prendevano la via della fuga solo dopo essersi accertate cinicamente del loro malo operato. Gli spiriti maligni stavano prendendosi gioco di Tricase stessa.

      Il principe, dopo aver ascoltato tutte le loro giuste lagnanze fra il pianto e la disperazione, decise di porre in atto una misura estrema che mai avrebbe voluto considerare. Aveva ereditato da parenti illustrissimi e fortemente religiosi, una potente quanto singolare arma contro il Male: un libro, il Libro del Comando. Era sicuramente un libro fatato, vergato da potenti maghi su preziose pergamene, che indicava parole di comando per prendersi beffe del diavolo stesso.

     Nella giusta notte di buia luna nuova, il nobile attuò la sinistra evocazione e fra fulmini e fumi zolfati, comandò al suo “ospite” di erigere in una sola notte una chiesa, dedicata alla Madonna di Costantinopoli, che avrebbe dovuto proteggere il popolo e soprattutto i pescatori e i contadini dagli spiriti maligni. Il patto avrebbe avuto esecuzione solo con l’impegno contrattuale delle due parti e quindi il principe, con la sua mano, avrebbe poi dovuto offrire a un caprone la prima ostia nella suddetta chiesa. La cerimonia sacrilega sarebbe stata gratificata e chiusa da un forziere pieno di monete d’oro che avrebbero sicuramente fatto la fortuna di Tricase.

     Onorato il patto e passata la notte, il demonio, davanti al Tempio sacro costruito di fresco, ricordò al nobile la scellerata promessa, il quale, con suo grande sbigottimento, negò persino di avergliela fatta. Il patto era sciolto, il demonio era stato beffato. Per tutta risposta, non potendo distruggere la chiesa, organizzò la sua vendetta aprendo nei pressi della chiesa, un canalone d’acqua (Canale del Rio) in cui scaraventò con gioia e rabbia le pesanti campane. Si racconta che ancora adesso in certe notti di luna nuova con la bruma sul mare, si senta battere il batacchio delle campane bronzee nelle profondità del mare di Tricase porto, a eterna memoria di un patto ancora aperto.

      Il principe tornò al suo buon governo, i pescatori tornarono a pescare indisturbati, i contadini da quel giorno raccolsero abbondanti messi e la chiesa, facendo bella mostra di sé, accolse tricasini oranti e pellegrini da ogni dove. Ma anche nelle favole più belle esiste un infausto “però” come una macchia di penna a inchiostro in fondo a una pagina che si vorrebbe nascondere. Si racconta che fra le antiche mura della chiacchierata chiesa esista ancora un forziere coperto dalla polvere. Chi è riuscito ad aprire la serratura, ha raccontato di aver visto solo inutili pesanti sassi misti a gusci di mandorle.

     Questa è solo una leggenda ma in qualsiasi mito esiste sempre una parte di verità. Fatto è che dopo il terribile Concilio di Trento, ogni culto estraneo al rito cattolico romano fu estromesso dalla “legalità” religiosa, condannando alla scomunica per eresia ogni Tempio greco-bizantino.

     L’originalissima chiesa legata al volere di un principe eletto, di cui si attesta ancora la memoria sull’architrave dell’ingresso principale, cadde ben presto per disuso nel “dimenticatoio” e il suo progressivo decadere spinse il vescovo Masselli nel 1878 ad interdirla al culto. Il restauro da parte del comune di Tricase nel 1966 permise il giusto ritorno, come monumento storico, di una chiesa ricamata di storie, leggende e “macarìe” salentine.

Grazia Piscopo

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