Un romanzo, la vita di Gino Strada, scritta da sé medesimo. Veritiero, realistico, visionario, utopistico. Termini che non si attribuirebbero ad un chirurgo che ha pre/sentito l’odore del sangue e lo ha visto sgorgare dalle ferite inflitte per lo più ai civili e ai bambini, dagli arti menomati per le orrende e ingannevoli mine antiuomo/antidonna/antibambino, anti animali randagi e domestici.
Gino Strada era restio a scrivere di sé e, nonostante gli incoraggiamenti e le periodiche visite degli amici e di Carlo Feltrinelli che lo pressavano: “E allora il libro?”, glissava, trovava sempre una scusa e accampava un impegno. Ne aveva assunti molti di impegni fin da quando ragazzo fu investito dalla madre che ne intuiva la generosità e lo ammoniva che fare il medico chirurgo non è un mestiere qualsiasi ma una missione: salvare vite. Intervenire immediatamente, senza perdere tempo, per recidere e riportare “in vita” l’altro/l’altra. Non importava chi fosse, se guardia o ladro, soldato o civile, mujaheddin, talebano o soldato regolare inquadrato nell’esercito o nelle squadre della morte che scorrazzano in ogni landa nel mondo. Non che Gino Strada non avesse le sue predilezioni ideologiche e i valori, decisamente a fianco degli oppressi di tutto il mondo, dei ceti popolari, degli ultimi che non possiedono nulla, neppure la libertà e la propria vita.
Ah, se non ci fosse stata l’amorevole cura di Simonetta Gola, che ha raccolto gli appunti e i pensieri di Gino Strada che correvano liberi per ogni dove e le preoccupazioni, le contumelie contro la guerra, qualsiasi guerra, come strumento distruttivo, che aggrava sino ad annientare soprattutto i civili ed i bambini ignari, che giocano con le mine e restano folgorati. Queste le due categorie che hanno intessuto come fili di un ordito la vita di Gino Strada: l’amore per l’umanità derelitta e l’esecrazione contro la guerra. Ecco allora l’intuizione di portare soccorso in ogni paese, specie quelli dove la sanità pubblica non esiste o è del tutto sottodimensionata rispetto ai bisogni. Nei paesi dove la guerra ha reso l’umanità ancora più emarginata, in Afghanistan, Siria, Iraq, in Africa e persino in Italia, nel Sud martoriato dalla illegalità diffusa e dal sottosviluppo, dove torme di migranti sono schiavizzate nelle attività agricole. Senza guardare al tipo di governo, ma al bisogno.
Il medico è ambasciatore di pace e di vita: questo il suo credo senza classificare sulla base di pregiudizi. Emergency è stato questo tentativo, questo grande successo, di mettere insieme professionisti della medicina dotati di una grande amore per gli altri, allo scopo di alleviare la sofferenza e dare la possibilità di continuare a vivere pur nello strazio della carne maciullata dagli ordigni. Gino Strada analizza tutti gli investimenti in armi, persino durante il covid, denaro che provoca morte e distruzione invece di essere investito nella sanità come diritto umano, senza distinzioni, senza discriminazioni. Perché si chiede da noi in Occidente si possono curare certe malattie e si aprono centri medici per gli interventi chirurgici al cuore e negli altri paesi no? Cosa hanno di meno i pachistani, gli eritrei, i ruandesi, ecc.
Gino Strada è perentorio, non accetta scusanti e non giustifica, non si dichiara pacifista perché ha visto molti voltare le spalle e votare nei parlamenti per le spedizioni militari, anche qui da noi benché l’art. 11 della Costituzione sia chiaro al proposito, cioè sulla necessità di ricomporre le controversie, ma è contro la guerra, pura e semplice. Lo ricorda, nominandolo, un altro grande operatore che si è battuto per la pace e contro la guerra, parlo di Terzani che con “Lettere contro la guerra” si è schierato apertamente per il dialogo e per il confronto fra le culture e le civiltà senza il predominio dell’una sull’altra, per riportare la pace sulla terra, cristianamente e gandhianamente, Da Sesto San Giovanni, nato nel 1948, fino alla Normandia a Honfleur, dove termina la sua vita nel 2021, soffia il vento delle sue parole e dei suoi pensieri intransigenti nell’affermare il diritto alla vita e alla cura dei corpi, un diritto sacrosanto che Gino Strada ha sempre praticato mettendo a disposizione la sua vita e dei suoi collaboratori che come lui credono nel benessere dell’umanità e perciò bandiscono la guerra. Una persona alla volta, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano 2022,
Paolo Rausa