Il Paesaggio Negato - di Rossella Maggio

Il Paesaggio Negato - di Rossella Maggio

…in una distanza che punti non separa

in una pura

immagine di somiglianza

da nulla a nulla,

fatti compagno del mio stesso, inatteso incanto,

tu che ne sei la ragione,

mio Dio,

e ricorda

la più umana cosa e dimenticata:

che la natura vive

a dispetto dell’uomo e in suo rispetto. *

          “In una distanza che punti non separa” il Paesaggio, qualunque paesaggio perde consistenza, diviene un dialogo interiore da “nulla a nulla” e allora ogni paesaggio può cambiare a seconda della percezione che noi ne abbiamo, ne abbiamo avuta e ne avremo. Le valli verdeggianti ai piedi delle vette regine tra cieli rarefatti, gli scoscesi dirupi su cui si inerpicano gli stambecchi, i boschi fastosi di abeti e di felci, dove al piede del viandante occhieggiano i favolosi botton d’oro e gli anemoni e le orobie delicate. La macchia mediterranea a ridosso delle scogliere digradanti nelle acque del Mediterraneo: le rive sabbiose dell’Adriatico, gli scogli aguzzi dello Ionio, le alte rocce che precipitano nel Tirreno.

       E ancora le infinite curve fluviali del Rio delle Amazzoni, i giardini di ciliegi fioriti di Kioto, il cielo basso di stelle dei deserti, l’altopiano del Tibet, le sponde verdeggianti dei grandi laghi canadesi, la superba fortezza di Machu Picchu al cospetto delle Ande e a ridosso dell’Urubamba, i ghiacciai sterminati dell’Antartide, le coloratissime montagne incantate del Parco Nazionale di Danxia, in Cina.

      Potremmo continuare con gli atolli della grande barriera corallina in Australia, le fantastiche isole a forma di cuore dell’Oceania, le sterminate steppe della Mongolia e la Terra degli orsi bruni, la Kamachatka, la penisola dell’estremo oriente russo, le grotte di Ajanta in India, le terre degli Sciamani in America, in Africa, in Asia, Australia. 

     E tutto questo e molto altro ancora non sarebbe che un viaggio “da nulla a nulla” perché “in una pura immagine di somiglianza” tra noi e Dio, a cui l’autore ricorda “che la natura vive a dispetto dell’uomo e in suo rispetto”, quel Dio siamo proprio noi che siamo fatti a sua immagine e somiglianza.

     Se abbiamo bisogno di ricordare, allora vuol dire che lo abbiamo dimenticato, come abbiamo dimenticato che ogni paesaggio è un viaggio e un passaggio nell’eterno fluire della vita, non solo della nostra piccola esistenza temporale, ma della forza pura e selvaggiamente libera chiamata vita, l’inestinguibile energia che si nutre di sé stessa e si autorigenera.

     Lo stesso autore suggerisce anche che “Sarebbe bastato il viaggio della rosa/ dal giardino al vaso: nati recisi/ quel poco nel sole/ solamente decisi a sopravvivere” da “La camera segreta”(2011) proprio per quella dimenticanza, quella smemoratezza di essere noi  i responsabili di ogni creazione,  dunque di ogni paesaggio, perché quel Paesaggio/Passaggio porta impresse le stimmate della nostra volontà  o del suo contrario della noluntas, dell’indifferenza e dell’indecisione o peggio della  negazione ovvero della chiara decisione  del solo sopravvivere.

E ancora Bevilacqua sempre da “La Camera segreta” conclude:

Il giovane ignoto

      smemorato narciso

      d’averci lui stesso creati

      è l’incesto

      che ci portiamo graffito

       Il Paesaggio negato da noi a noi stessi altro non è che quello della consapevolezza di essere proprio noi gli autori di ogni paesaggio esteriore e di quello interiore, che è fondamentale, perché dotato di potere creante, e del quale il primo è la diretta conseguenza.

       Ma quell’energia indistruttibile e perennemente sorgiva vive a nostro dispetto e nel nostro rispetto, per cui come Umanità possiamo distaccarcene e perire, senza che la nostra stessa creazione se ne faccia alcun cruccio, anzi resti nel pieno rispetto di una volontà, la nostra, votata alla pura sopravvivenza, se non all’autodistruzione.

Rossella Maggio

*A. Bevilacqua, “Immagine e somiglianza” da Poesie, 1955-1982. Antologia personale, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1982.

 

 

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