Giorni fa ho riaperto il mio libro di chimica organica dell’Università, perché cercavo delle informazioni che mi servivano per lavoro e, sfogliandolo, mi sono soffermata a riflettere sulla parte relativa ai “meccanismi di reazione”.
Meccanismo di reazione...Con questa espressione si indica in chimica organica la complessa branca che si occupa di spiegare come, partendo da due o più reagenti, si possa arrivare ai prodotti...
È un processo dinamico, che implica spostamenti di atomi o gruppi funzionali da una molecola ad un’altra, secondo un cammino ben preciso, scissione di legami chimici e creazione di nuovi…è un processo evolutivo a tappe che passa attraverso stati instabili, i cosiddetti “intermedi di reazione”, che molto spesso non possono essere identificati...e alla fine tutta questa rivoluzione strutturale porta a qualcosa di nuovo, stabile che possiede una memoria derivante dalle molecole iniziali.
A volte, perché tutto questo avvenga, c’è bisogno che intervengano altri attori: il calore, che va sottratto o fornito all’ambiente di reazione, o un catalizzatore, che riduce la distanza energetica tra reagenti e prodotti e agisce da facilitatore. Ho provato a traslare tutto ciò nelle complesse dinamiche della nostra vita e con mia grande sorpresa ho trovato delle interessanti similitudini.
Ognuno di noi parte da uno stato energetico stabile, quello del singolo individuo, caratterizzato da un ben definito bagaglio, che costituisce la nostra personalità; quando avviene l’interazione con altri esseri umani, diveniamo istantaneamente reagenti, e quella potenziale capacità di trasformarsi, e quindi di evolversi, si concretizza. La nostra possibilità di reagire implica, dunque, alla base l’incontro dell’altro.
Questa è la condizione necessaria ma non sufficiente perché noi possiamo evolvere: le dinamiche che stanno alla base delle nostre relazioni richiedono, come nella chimica, sistemi che permettano di superare le barriere che a volte ci separano dagli altri…La cosa interessante che emerge dal vedere la relazione con gli altri attraverso questo insolito buco della serratura, la chimica, è che i reagenti, cioè gli esseri umani coinvolti nella reazione (impressionante la quasi completa sovrapposizione letterale dei termini reazione e relazione!!) non si confondono l’uno nell’altro, ma insieme diventano altro e in quell’altro emergono i tratti caratteristici dello stato di partenza di ciascuno di essi. Nell’incontro non c’è annullamento dell’individuo, ma costruttivo potenziamento.
L’evoluzione che scaturisce dall’incontro non è, in assoluta similitudine con il caso della reazione chimica, un processo istantaneo: ci sono innumerevoli passaggi intermedi, tanti stati energetici instabili che possono avere sviluppi diversi e condurre pertanto su percorsi diversi (di fondamentale importanza, nella definizione del “cammino di reazione”, è il tipo di catalizzatore che interviene nel processo!) che nel tempo portano a una nuova situazione di momentanea stabilità.
Dunque, il motore della nostra evoluzione è da ricercare nell’incontro, nella reazione, nella chimica delle emozioni che trasferiscono energia tra esseri umani e ne permettono la trasformazione.
E' proprio nelle lettere del verbo incontrare che possiamo ritrovare magicamente la potenzialità dell’attitudine alla relazione: “in”, “con” e “tra” sono tre preposizioni della lingua italiana che la dicono lunga sul processo di avvicinamento tra due esseri umani: ci si incontra in luogo (in), l’ambiente di reazione con ben precise caratteristiche al contorno che permettono la re(l)azione tra i due individui (tra) e ne determinano la condivisione (con) del prodotto finale.
Monia Politi