Il tema di questo mese è Don Chisciotte; no scusate, meglio rileggere la mail; infatti! Non è Don Chisciotte, è il Contatto, il contatto in generale, lo sguardo ...
Ho appena finito di leggere il libro più venduto di sempre, sarà per questo che ho avuto una svista. E adesso? Cosa c'entra Don Chisciotte? Certamente c'è un contatto. Don Chisciotte c'entra con tutto.
La vista e la svista: la esse toglie, in questo caso, l'attenzione ma quanto zampino ci mette la mente per farci vedere lucciole per lanterne? Attenzione però: lucciole per lanterne, non lanterne per lucciole; la mente ha modificato in meglio.
Ma cosa vedeva Don Chisciotte? Ha visto i libri; il suo ultimo contatto visivo da sano di mente ce l'ha con i libri, in particolare con i libri sulle gesta della cavalleria e ce l'ha così forte da divenire egli stesso cavaliere errante, così forte da spingere la nipote e la governante ad attribuire la causa della sopravvenuta mattana di Alonso Chisciano proprio ai libri fino a decidere di bruciarli. Ma ormai Alonso Chisciano è già Don Chisciotte. Matto.
Entra fino alla sua morte nel mondo della "svista". Certo lo sfondo lo fa la sua follia ma lo statuto della cavalleria prevede cose del tutto razionali, nobili, ricche di valori come la solidarietà e la giustizia. E dici niente.
Prima di partire all'avventura però, secondo i canoni della cavalleria, è d'obbligo essere innamorati, perché i torti si raddrizzano in nome dell'amata. Sappiamo però che il primo contatto per innamorarsi è l'ingannevole senso della vista, e Don Chisciotte non ha che uno sbiadito ricordo di gioventù di una certa Aldonza Lorenzo; va bene anche lei e facciamola finita, taglia corto:basta farla diventare Dulcinea del Toboso. E come suona meglio; anche il senso dell'udito, del quale vorrei sostenere il primato, ne gioisce.
Da innamorato di una che non ha mai visto, va a scornarsi dai mulini a vento in poi sempre a difesa di vedove orfani e oppressi.
Lo scudiero invece lo vede e sembra sceglierselo per caso: ma il caso non esiste e quindi il buon Sancio Panza è la persona più adatta per affiancarlo. Solo mezzo matto, e per interesse: Don Chisciotte gli promette il governatorato di un'ipotetica isola.
Il romanzo di Don Chisciotte il Cavaliere triste è lì da leggere, e anche se a prima "vista" appare come un mattone di circa 1200 pagine è una vera delizia anche di comicità.
Fatto sta che questa ipotetica isola arriva davvero, chi ha letto il libro sa anche come, e Don Chisciotte, il nostro Cavaliere Triste, fa raccomandazioni a Sancio Panza su come dovrà governare la sua isola; sono parole di sovrannaturale saggezza. Fra l'altro dice: "Se mai tu abbia a far piegare la bacchetta della giustizia, non sia già col peso del donativo, ma con quello della compassione".
"L'accusato che eventualmente cada sotto la tua giurisdizione consideralo quale un misero, soggetto alle condizioni della depravata natura umana, e per quanto possa dipendere da te, senza far torto alla parte avversa, mostrati pietoso e mite con lui; perché quantunque gli attributi di Dio siano tutti gli stessi, più risplende e spicca ai nostri occhi quello della misericordia che quello della giustizia". Ecco cosa vedono gli occhi nella mente di Don Chisciotte. Questo è il suo sguardo, il suo contatto.
Noi invece, quante volte volgiamo lo sguardo da un'altra parte o restiamo neutrali o indifferenti invece di indignarci, quante volte perdiamo questo sacro contatto con la nostra sentinella interiore della giustizia, della compassione e della misericordia? Cosa vediamo o non vediamo al primo, al secondo, al milionesimo sguardo?
In un giudizio critico al romanzo di Don Chisciotte il filologo Cesare Segre conclude dicendo che la maggior sconfitta di Don Chisciotte sta nell'essere rinsavito."
Fine del divagare.