Esiste in chimica un tipo di analisi chiamata “volumetrica colorimetrica”, nella quale si sfrutta il cambio di colore di una soluzione per determinare la concentrazione della stessa. La procedura prende il nome di titolazione.
Al riguardo, una quantità nota del campione da analizzare viene sciolta in un opportuno solvente. A questa soluzione vengono aggiunte gradualmente quantità di un secondo reagente (detto titolante), anch'esso in forma di soluzione a concentrazione rigorosamente nota, fino a quando la reazione tra i due è completa. Conoscendo la stechiometria della reazione chimica tra campione e titolante, cioè il modo in cui essi reagiscono, è possibile risalire alla purezza del campione, partendo dal volume esatto di titolante consumato. La completezza della reazione può essere rilevata in vari modi. Spesso si ricorre ad un indicatore (una sostanza che cambia colore in funzione dell'ambiente chimico in cui si trova).
Il cambio di colore dell’indicatore di chiama tecnicamente viraggio…
Tante volte mi è capitato in laboratorio di effettuare di analisi di questo tipo e ogni volta era una scoperta vedere come d’improvviso la soluzione cambiasse colore per “avvisare” del raggiungimento del punto di equivalenza.
La titolazione è una operazione paziente, lenta, perché tutto può cambiare all’improvviso.
Ripensando alla ritualità di questo tipo di determinazione analitica, mi sono venuti in mente i gesti degli artisti che si accingono a dipingere: si parte da una tela bianca, anonima, incognita, non ancora svelata sulla quale potenzialmente sono presenti già tutti i colori e le forme della rappresentazione finale, ma essi non sono ancora visibili al mondo esterno.
I movimenti del pennello intriso di colori cominciano a titolare la tela, cioè a rivelarne l’identità: pennellata dopo pennellata, l’idea dell’artista si trasferisce dalla sfera impalpabile dei pensieri e delle emozioni a quella dei sensi, e la reazione, l’incontro tra la tela e il pittore, raggiunge il suo punto di equivalenza quando il pittore stesso, che rappresenta l’indicatore di questo meraviglioso processo, decide che il passaggio, dall’invisibile dei suoi pensieri al visibile della realtà esterna, è avvenuto totalmente, quando quella precisa goccia di colore aggiunta, né una più né una meno, è quella che dà completezza e pienezza al dipinto stesso.
Se osservassimo con la giusta attenzione i dipinti, potremmo avvertire questo “punto di equilibrio” di colori, che danno forma ad una vera e propria rappresentazione teatrale di emozioni sulla tela, trasparirebbe insomma tutta la tensione emotiva dell’artista che, attraverso una pennellata, apparentemente casuale, risolve, rende visibile una forma, un volto, gli occhi, il corpo, la dinamica stessa di un essere umano: non si tratta infatti di cose immobili, intrappolate e ferme sulla tela, ma di figure danzanti, in un movimento che non vuole esaurirsi ed è in continua evoluzione.
Monia Politi