Mi piace ricordarlo così mio zio, Pasqualino Colluto, anno di nascita 1934, fratello minore di mia madre Antonietta Agata con le sorelle Nunziata e Dolores, l'ultimo, il più piccolo della famiglia di nonna Bianca, vedova di guerra con quattro figli orfani in tenera età del padre Paolino. Una famiglia dedita al lavoro che viveva di poco, visti i tempi. Eppure molto dignitosa. Mia nonna era una matriarca, in senso buono, saggia e sempre sorridente, tabacchina per lo più e all'occorrenza ortolana nel piccolo appezzamento sulla extramurale di Poggiardo, ora via Capreoli. Le figlie, chi cuciva in casa, chi andava a giornata alla frabbica, dove si lavorava il tabacco, chi si adattava alla bisogna...
Pasqualino era l'ultimo e si era ingegnato a fare il falegname. Dietro casa aveva aperto una puteca, una bottega artigianale e così aveva potuto proporre alla zzita, Teresa Ciriolo, il matrimonio. Poteva assicurare il pane alla famiglia, che sarebbe venuta numerosa nei prossimi anni. Lui intanto si ingegnava. L'affitto del locale costava e allora si era spostato nelle due stanze e servizi che la madre aveva costruito sul fazzoletto di terreno che serviva come orto. Così avrebbe risparmiato un po' di soldi. Ingegnoso lo è sempre stato e così, con i finanziamenti previsti per gli artigiani, si costruì di fronte alla sua bottega, che poi trasformò nella sua abitazione, un grande locale con annesso un appartamento più grande al piano primo, visto che la famiglia cresceva, dove poi ha abitato tutta la vita. Era passato dal lavoro a richiesta alla creazione e vendita di mobili vari, sempre in legno, e pian piano cominciò ad incentivare il commercio dei suoi e di altri oggetti, camere da letto, soggiorni, cucine... di cui si riforniva. Il commercio funzionava alla grande, ma non confidando solo su questa attività si allargò sino a comprendere il servizio funebre. Fu lesto nel predisporlo, dato che Poggiardo e i paesi vicini ne erano sprovvisti e temeva che presto lo avrebbero predisposto.
Mio zio Pasqualino era un fulmine. Come si dice: una ne pensava e cento ne faceva e anche viceversa. La sua mente era sempre in movimento e anche l'amore per la sua famiglia che man mano si ingrandiva sempre di più. Fino a dare la vita a 8 figli, poi mia zia Teresa disse che erano abbastanza. Intanto gli affari andavano bene e il loro volume cresceva grazie anche all'aiuto dei figli: nell'ordine Paolo, Bianca, Imma, Giuseppe, Carlo, Salvatore, Valeria e Gianluca. Una bella famiglia e rumorosa, soprattutto a pranzo quando si riunivano tutti sotto la mamma chioccia zia Teresa, con alcuni che intanto si erano sposati e cominciavano a moltiplicarsi. Mio zio Pasqualino ha pensato a tutto, anche agli immobili dove avrebbero svolto le loro attività Quindi era man mano diventato immobiliarista, esperto di materiali da costruzione, di ditte a cui appaltare, ecc. Sempre con la sorveglianza attenta della fida compagna Teresa, che ci ha lasciato qualche anno fa e che lui andava a trovare di tanto in tanto al cimitero per confidare i suoi progetti. Non si fermava mai! Era una fuina, un personaggio calcolatore che sfidata la sorte, l'azzardo, sapendo che il destino poteva essere addomesticato ma non la mossa finale, quella sarebbe stata fatale ed è arrivata questa mattina portandoselo via, soddisfatto per aver potuto fare tutto quello che era nelle sue possibilità e anche di più. Amato da una nidiata di figli e di nipoti che hanno dato vita ad una famiglia come quelle di una volta, numerose ma di grande affetto, pronte ad affrontare la vita seguendo il percorso ondulato senza forzare più di tanto ma assecondando gli eventi.
Un caro abbraccio a tutti e a tutte, figli e figlie, nipoti e pronipoti, con te Pasqualino se ne diparte un uomo di altri tempi che ha sempre guardato avanti per il bene della famiglia, che ha amato tanto e che da questa è sempre stato corrisposto con tutto il cuore.
Poggiardo, 29/02/2024
Paolo Rausa