A volte, anzi spesso, l’arte arriva prima della politica, soprattutto quando di tratta di tematiche che riguardano i diritti umani, la libertà, la dignità dell’Umanità intesa universalmente. Una riflessione, questa, che prende vita da un’opera d’arte, e un racconto a essa legato, in cui ci siamo imbattuti nell’ambito di una mostra personale.
Il quadro in questione è stato realizzato nel 2019 dall’artista Grazia Salierno, che espone in questi giorni in una mostra personale nelle sale del palazzo ducale di Martina Franca. “Pubblica”, si intitola, e rappresenta con uno stile moderno, molto evocativo, una danzatrice con un naso da clown.
Quando l’artista realizzò lo scatto fotografico, da cui ha poi tratto l’opera, pensava proprio alla mercificazione che spesso si fa del corpo femminile, al suo utilizzo come forma pubblicitaria, che lo scorpora dalla sua personalità e dalla sua stessa dignità. Ma pochi giorni dopo aver completato l’opera, racconta la pittrice, il 20 ottobre del 2019, lei e la stessa danzatrice che aveva posato ebbero un sussulto quando si diffuse la terribile notizia della morte tragica e misteriosa di Daniela Carrasco, artista di strada cilena, nota come “El Mimo”, che si esibiva proprio con un naso da clown, e di cui cominciò a circolare una foto che la ritraeva in un atteggiamento molto simie a quello del quadro.
La giovane donna fu trovata impiccata a una ringhiera il giorno dopo una manifestazione di protesta nei confronti dello Stato cileno, alla quale l’artista aveva preso parte in maniera attiva. Le circostanze della morte restano misteriose, in quanto le attiviste di “Ni una meno” chiesero spiegazioni per quanto accaduto alla donna, trentaseienne, la cui morte fu classificata dalla polizia come “suicidio”, ipotizzando invece che fosse stata seviziata e stuprata fino alla morte dalle forze dell’ordine, intervenute per sedare la manifestazione di protesta.
In seguito, le autorità e i medici legali dichiararono di non aver trovato alcuna traccia di violenza sul corpo della donna, e anzi parlarono di suicidio che sarebbe anche supportato da una lettera della stessa Daniela. Le avvocatesse femministe del Cile (“Abogadas Feministas Chile”) dichiararono successivamente su Twitter di non diffondere notizie false, affermando che la stessa famiglia della donna voleva essere lasciata in pace.
Resta il fatto che Daniela è comunque vista come una martire della libertà, e che da quei fatti avvenuti nell’ottobre del 2019 è partito un movimento che ha portato all’elezione democratica di un governo cileno che vede 14 donne ministre su 24 componenti, tra le quali, a quasi 50 anni dal colpo di Stato militare del generale Augusto Pinochet che mise fine al governo di Unidad Popular di Salvador Allende, una donna, nipote del presidente deposto e che ne porta il cognome, Maya Fernández Allende, fu nominata ministra della Difesa.
L’arte che precede la politica, dunque, tenendo conto anche del fatto che la Allende, convinta della necessità di un cambiamento profondo, politico, sociale ed economico, come sollecitato dai promotori della rivolta popolare scoppiata nell'ottobre 2019, decise di unirsi a Boric, contribuendo alla svolta storica che ha riportato al potere in Cile un governo democratico. Il quadro che ha dato il via a questa nostra riflessione, tra l’altro, si inserisce in una mostra personale che è stata realizzata volutamente nella settimana nell’ambito della quale si colloca la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Giornata istituita dall’ONU nel 1999, fissata al 25 novembre in ricordo di quanto avvenuto in quella data nel 1960, nella Repubblica Dominicana, quando furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa) per ordine del dittatore del tempo. Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, - come Marinella Gargiulo nell’articolo “Sorelle Mirabal”, pubblicato online su “enciclopediadelledonne.it” - furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare.
“Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente”.
Una giornata che si vorrebbe potesse un giorno essere eliminata dal calendario, perché una giornata in cui l’arte può in ogni caso dare un significativo contributo, in quanto l’arte produce cultura, la cultura rende liberi, e la libertà genera la pace.
Matteo Gentile
In copertina, foto di un dipinto di Grazia Salierno, dal titolo "Pubblica", per gentile concessione dell'autrice