E così, riflettendo e conversando all’ombra di Parole “in fiore” che amiamo, ammaliano… questo brano di Gianmarco Pennetta si inerpica su certi sillogismi, che prendono spunto dalla parola Avventura per risolversi infine sul termine più caro a noi tutti in questo momento: Estate!
Pompea Vergaro
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Estate, ovvero quel tempo leggero da dedicare allo svago in riva al mare per raggiungere l’abbronzatura da far esaltare al ritorno in città. Estate come un tormentone da ripetere e ballare con i piedi che affondano nella sabbia fresca della sera, quando hai ancora il profumo di salsedine sulla pelle e l’asciugamano legato in vita.
Estate che nel Bel Paese e nel Salento in particolare, fa rima con mare, quel mare che i pescatori conoscono come le loro tasche e che affrontano con imbarcazioni logorate dal tempo e dalle maree, ma che temono e rispettano come al primo giorno.
La mia estate la trascorro qui a Torre San Gennaro, un piccolo villaggio di pescatori che sorge a metà strada tra Brindisi e Lecce, in un’area bonificata nel corso del ventennio fascista. La sua naturale conformazione la mantiene al riparo dal vento di maestrale che soffia imperterrito sul versante adriatico salentino.
È qui che mi rintano lontano dal sole caldo del primo pomeriggio, mentre osservo un pescatore che approfitta della luce del giorno per riparare le sue reti in attesa di poter ritornare in mare, magari ai primi bagliori del mattino. Quel mare che parafrasando Michele Gentile, perdona i nostri inverni, specialmente l’ultimo, trascorso come non avremmo mai pensato, gli uni lontani dagli altri, riscoprendo però l’importanza della condivisione. Ma il tempo, si sa, è galantuomo e ci offre una nuova estate come l’occasione per riparare o meglio per rigenerare il nostro animo, il nostro essere “un animale sociale” – citando Aristotele – duramente provato da due anni di restrizioni e distanziamento.
Con la stessa cura di un pescatore, adoperiamo ago e filo per agire lì dove le sofferenze hanno dilatato le maglie della nostra tela che ritenevamo fosse impenetrabile. Estate, tornando a noi, ma anche fermento, fervore che porta a non restare fermi forse come rimedio contro il caldo che a volte sembra intrappolare, soprattutto in questo inizio d’estate.
Vi lascio magari canticchiando un ritornello estivo, uno di quelli degli anni ’60, quando il boom economico permetteva a tutti di poter sognare all’interno di una cinquecento con spensieratezza e allegria. Rimanendo in tema mi saltella in mente “il pescatore” di De Andrè …
All'ombra dell'ultimo sole
S'era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi d'un avventura…
Riparto da qui, dalla parola avventura – la seconda di oggi - come sinonimo d’estate, ovvero l’avventura del nostro animo di nuovo libero di colorarsi a piacimento dopo i chiaroscuri dell’inverno.