Al Teatro Verdi di Martina Franca il Xerse dà un tocco speciale al Festival della Valle d'Itria - di Matteo Gentile

Al Teatro Verdi di Martina Franca il Xerse dà un tocco speciale al Festival della Valle d'Itria - di Matteo Gentile

        Il Xerse andato in scena al Teatro Verdi di Martina Franca nell’ambito della 48esima edizione del Festival della Valle d’Itria è un’opera il cui debutto assoluto è datato 12 gennaio 1655. Sono passati 367 anni, eppure la messa in scena, per la regia del martinese Leo Muscato, lo ha reso fruibile e quanto mai attuale anche in questo primo ventennio del Terzo Millennio. Perché l’arte non ha tempo.

      L’ambientazione del libretto originale di Nicolò Minato, su musica di Francesco Cavalli, era quella del sesto secolo avanti Cristo, nel regno di Xersia, guidato dal re Xerse, e l’ambientazione disegnata dalle firme di Leo Muscato alla regia, di Giovanna Fiorentini per i costumi, di Andrea Belli per le scene e di Alessandro Carletti per le luci ha catapultato lo spettatore in un regno molto attuale, tra condottieri in alta uniforme, militari in divisa che imbracciavano armi moderne, personaggi caratterizzati da costumi e parrucche che in alcuni casi strizzavano l’occhio al mondo favoloso dell’animazione disneyana. Dal punto di vista musicale, ineccepibile e coinvolgente l’esecuzione a cura dell’Orchestra Barocca Modo Antiquo, nella prima rappresentazione della nuova edizione critica in tempi moderni.

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         Lo stupore davanti alla pulizia e alla potenza vocale dei cantanti, in tutti i ruoli femminili e maschili, è intatto e di totale apprezzamento. L’interpretazione teatrale dei protagonisti ha contribuito a rendere fruibile un testo in italiano seicentesco, evidenziando i sentimenti e i tratti umani che sono universali e che attraversano il tempo e lo spazio. Il re Xerse che usa il proprio potere nel tentativo di indirizzare i sentimenti dell’apparentemente ingenua Romilda è quanto mai attuale, così com’è tremendamente contemporaneo l’uso delle armi per imporre la propria supremazia.

      Eloquente e ironico il richiamo alla modernità attraverso l’annuncio della vittoria in guerra fatta dal palchetto con i microfoni e con il piglio da affabulatore, suggestive le lampade il cui dondolio ha sottolineato alcuni momenti di snodo dell’intreccio narrativo. E poi, nel finale, le armi che lasciano simbolicamente posto ai palloncini a forma di cuore, impugnati dalle donne-soldato nel momento della risoluzione degli intrecci orditi dai vari personaggi dell’opera. Soldati che improvvisamente sfoggiano tacchi alti e capelli sciolti sotto i copricapi militari, elementi di femminilità e garbo a fare da cornice al momento in cui a prevalere su ogni sotterfugio e inganno è ancora una volta il sentimento senza tempo dell’amore, che spinge un essere umano a legare la propria vita, per un tratto di strada lungo o breve che sia, a quella di un suo simile.

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     Dal Seicento a oggi, per rimanere nel tempo del “Xerse”, c’è qualcosa di immutato ed eterno che l’opera di Minato e Cavalli mettono in evidenza, e che il pubblico del Festival dimostra di gradire con un lungo applauso che dura diversi minuti, a termine della rappresentazione, a suggellare che la sfida è vinta ancora una volta.
Matteo Gentile

Le immagini sono di Clarissa Lapollo

------------------------ Il CAST----------------------

Direttore: Federico Maria Sardelli
Regia: Leo Muscato
Scene: Andrea Belli
Costumi: Giovanna Fiorentini
Luci: Alessandro Carletti 

Xerse: Carlo Vistoli
Amastre: Ekaterina Protsenko
Arsamene: Gaia Petrone
Romilda: Carolina Lippo
Adelanta: Dioklea Hoxha
Ariodate: Carlo Allemano
Aristone: Nicolò Donini
Periarco: Nicolò Balducci
Elviro: Aco Bišcevic
Cupido: Mario Fumarola
Le guardie: Greta Corrente, Flavia Grazia Giuliani, Alessia Martino, Angelica Massafra

Orchestra Barocca Modo Antiquo

 

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