Sono due ore di emozioni in musica quelle che Elisa regala con il suo concerto ad alto contenuto adrenalinico. Due tappe entrambe sold out in Puglia, a Lecce e Molfetta, di un evento che non è solo musica, ma anche impegno per l’ambiente. Nelle città che ospitano il tour, infatti, staziona anche un Green Village, fortemente voluto proprio da Elisa, che accompagna il concerto dal titolo “Come back to the future”. A realizzare l’eco-villaggio, tra l’altro, è il designer pugliese Vittorio Palumbo. L’Eco-Villaggio è uno spazio in cui si svolgono incontri, giochi, concerti, talk sul tema del cambiamento climatico, dell’ambiente, della giustizia sociale. Il momento dedicato espressamente all’ambientale viene introdotto proprio da un video messaggio del Dalai Lama, il quale ricorda che il Mondo siamo noi, ne facciamo parte ma non lo sosteniamo né lo possediamo: “il Mondo è il posto che ci contiene tutti e dove tutti ci viviamo insieme”.
Paolo Petrocelli, 37 anni, tra i manager culturali di riferimento della sua generazione, si affianca alla fondatrice e direttrice artistica Beatrice Rana alla vigilia della sesta edizione del Festival. I due direttori si pongono un obiettivo ambizioso: portare ClassicheFORME a diventare una delle manifestazioni di punta del panorama musicale europeo, facendone un modello di eccellenza ed innovazione a livello artistico ed organizzativo.
In uno scenario globale in rapida evoluzione, l’etichetta indipendente Rude Records aggiorna costantemente la propria offerta e il modo di commercializzare la propria musica. I dati parlano chiaro: l'industria musicale ha visto una crescita e avuto un impulso incredibile nel 2021, nonostante la difficile situazione internazionale. Spotify è stato lanciato in più di 80 nuovi mercati in tutto il mondo. Il titolo di Universal è salito di oltre il 35% in poche ore nel giorno della sua quotazione portando il valore complessivo a oltre 45 miliardi di euro. Blackstone, il secondo fondo d'investimento al mondo, scommette 1 miliardo di dollari sul Music Business. Kings of Leon è il primo artista a pubblicare un intero album come NFT. Il Metaverse, una combinazione di VR e AR, creerà nuove opportunità per artisti ed etichette discografiche nel prossimo futuro.
Dal 2000, anno di fondazione della Rude Records, è stato un susseguirsi di successi e impegni anche sul sociale, interagendo in questo modo con le condizioni materiali dell’umanità, piccole ma significative realtà di e/marginati che lottano per affrancarsi, sia che si trovino negli slum indiani o nei bassifondi di Soweto o nelle lande glaciali al nord più estremo.
“Io penso che un uomo senza utopia, senza sogni, senza ideale, vale a dire senza passioni, senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto, di raziocinio. Un cinghiale laureato in matematica pura”.
Il genere Indie, storicamente esistente già dagli ’80, prende piede in Italia negli ultimi anni del Novecento. Indie sta per ‘indipendente’ e, per definizione, indica quel genere musicale slegato dalle major, ossia dalle maggiori etichette discografiche, come ad esempio la Sony o la EMI. Ne deriva che un neofita, scevro dalle conoscenze delle dinamiche, della storia e dell’economia inerenti la produzione musicale, potrebbe tranquillamente affermare che la Indie la fanno chi produce da sé il proprio album. Vari studi portati avanti soprattutto negli anni ’70, tuttavia, hanno cercato di guardare oltre questa definizione semplicistica, affermando che, molto spesso, le case discografiche minori, o indipendenti che dir si voglia, siano una sorta di talent scout: lavorano in ambito underground, scovando talenti che, in un secondo momento, le etichette major diffonderanno su un mercato più vasto.
Quando si parla di radio molte immagini si manifestano nella nostra mente: la radio in quanto oggetto, le auto radio, la radio che oggi vediamo trasmessa in televisione. Gli speaker e, agli audaci, le web radio. A qualcuno forse un’antenna o, forse, uno di quei mastodontici aggeggi che popolavano alcune case tra gli anni ’80 e ’90 dello scorso secolo.
Paolo ha una voce dolce, ma dal timbro vivace. Uno sguardo attento che denota grande sensibilità, l’orecchio naturalmente raffinato. Da ragazzino suonava la batteria, ma dava un tocco particolare con il violoncello -il cui studio intanto perfezionava in conservatorio- alla band degli Tugu Tugu, un gruppo musicale messo su da Armando de Cillis, che aveva suonato con i Beatles. Il gruppo fu scritturato immediatamente dalla RCA, nota casa discografica nazionale, per cui il giovane Paolo viveva le serate romane con Milva, Patty Pravo, Dalidà, un giovanissimo Baglioni.
Era il 1998 quando un gruppo piemontese dal nome Bandabardò pubblica Beppeanna. 25 anni dopo lo stesso brano con il titolo “Se mi rilasso…collasso" viene riproposto dal gruppo in collaborazione con degli amici. Questi amici potremmo definirli un gruppo, certamente eterogeneo, sicuramente simbolo della musica del nuovo millennio; per essere più precisi, anzi, si potrebbe dire che siano una rappresentanza di un ponte tra gli anni Novanta del secolo scorso e gli anni Duemila: alba di un nuovo millennio che sta per sorgere.
Gli anni d’oro della musica italiana, soprattutto quelli legati agli anni ’60, sembrano scomparire nell’ultimo decennio del secolo scorso. Eppure, molti fra i trentenni, oggi, quando pensano agli anni ’90, provano un senso di nostalgia. E questo perché sovente a quell’età non si ha una visione d’insieme della storia, ma si rimane legati ai fatti del proprio tempo, senza inserirlo nei processi più importanti e lunghi, e dunque senza grandi distinguo. Una circostanza, questa, legata alla complessità, alla crescita e al cambiamento molto rapido della nostra società. Una società, che richiede un’età più avanzata per lo sviluppo di una consapevolezza più o meno compiuta.
“Cosa resterà degli anni ’80…”si chiedeva Raf, nome d’arte di Raffaele Riefoli, nel 1989, in cui due momenti più di altri segnarono la nostra memoria: lo studente in piazza Tienanmen nel giugno e la Caduta del Muro di Berlino, in novembre, che fu simbolo per 30 anni di divisione non solo per una città ma per il mondo intero. Ma gli anni ’80, solo in parte possono identificarsi in questi due momenti fondanti per l’Umanità, perché sebbene segnano, infatti, la fine di un lungo processo storico iniziato cento anni prima, con la pace di Versailles, di fatto sono “pieni” di tanto altro, soprattutto sul piano musicale, e non solo in Italia.
Gli anni Settanta, quelli dove “tutto cambia”, sono gli anni delle barricate in piazza, degli scioperi, delle rivoluzioni, già avviate sul finire degli anni Sessanta, sono gli anni della strage di Piazza Fontana, di Lotta Continua e delle Brigate Rosse e di Aldo Moro, ma sono il tempo anche ed ancora dei Figli dei Fiori, delle luci psichedeliche… nascevano le discoteche. Gli anni Settanta sono, poi, gli anni delle radio libere: ufficializzato dalla Corte Costituzionale nel 1976 tale fenomeno dilaga nel Paese. La radio, come canta Finardi nel 1976, libera la mente e la musica si fa ribelle. Nel 1974 Enzo Del Re, che val ben citare, scrive, infatti, Lavorare con lentezza, slogan del movimento extra-parlamentare, utilizzata dalla celeberrima Radio Alice. Lavorare con lentezza è canto di lavoro, la paga dello stesso Del Re (quando si esibiva) e di quella di un operaio metalmeccanico.
La canzone italiana, ed in particolare il cantautorato, ancora oggi trova la sua culla più naturale e congeniale nella “scuola genovese.” Viene spontaneo chiedersi il perché di tale vocazione di questo antico centro italiano, che sin dagli anni ’60 dello scorso secolo ha espresso eccellenze di rilievo nazionale ed internazionale. Innanzitutto, un ruolo di spicco l’ha svolto e lo svolge il Festival di Sanremo, che lancia i primi interpreti di propri motivi, quali Modugno, Bindi, Gaber e Celentano.
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