Ancora una volta la passeggiata culturale attraverso la “Via del Guerriero” proposta da Venti di Ponente, fa tappa in Giappone. Il percorso mantiene, però, sempre l’intento di smuovere lo spirito guerriero e l’ancestrale bisogno di lottare presente in ognuno di noi, richiamandosi in maniera particolare alle opere d’arte, che ne evocano le specificità, quali sintesi, infatti, di una complessa ed ancestrale cultura, che anche oggi conserva la sua portata e valenza. E in tale direzione si presenta ovviamente utile osservare, e magari attualizzare, anche quei contesti sociali, nelle quali tali opere sono state prodotte, apparentemente lontani dalla nostra quotidianità, per l’appunto.
Questa seconda tappa, nel paese nipponico, come s’è accennato, ci consente di soffermarci su un argomento noto ai più per la sua bellezza artistica e quasi mitizzato dai praticanti di Arti Marziali, per i valori che racchiude. Punta di diamante della produzione artistica del Sol Levante, lo stile Ukiyo-e (浮世絵), attraverso le sue stampe, ci offre uno spaccato reale di quel Giappone antecedente la modernità e la tecnologia, alle quali siamo abituati a pensare ai nostri giorni, magari credendo che quel tempo sia svanito, dissolto dall’Era dell’Informatica e del consumo, quando poi, quella cultura, si è solo riqualificata, senza perdere l’essenza del vecchio Giappone, infatti, e dell’uomo giapponese, che lo caratterizza. Muta la forma e non la sostanza? Probabilmente sì, se ci si sofferma a riflettere, e le Arti Marziali non sono solo un’evocazione di qualcosa che fu, ma una forma di conoscenza, una forma di esistenza, la cui validità è facilmente riscontrabile nel nostro quotidiano, soprattutto nella nostra società altamente competitiva, sfidante, forse più violenta di quella del Giappone di qualche secolo fa.
Ukiyo-e, traducibile con i termini “Immagini del Mondo Fluttuante”, trova il suo massimo sviluppo durante il XVII secolo, nel quartiere del piacere Yoshiwara, della città di Edo (Tokyo). Riflette quelli che erano i gusti e gli interessi della gente comune, la volontà di un mondo disinibito ed edonistico. Fino a questo momento in Giappone l’arte non era alla portata di tutti, anzi era a solo servizio dell’aristocrazia, che vedeva nelle rappresentazioni panoramiche delle città più importanti, la più completa forma d’arte. Nella seconda metà del ‘600, appunto, con Ukiyo-e, l’attenzione degli artisti si sposta verso la figura umana e più nello specifico sui protagonisti di questi quartieri del piacere. Qui, il corpo umano godeva di una assoluta libertà. Ed ecco che gli artisti di Ukiyo-e rappresentavano questo mondo, dove si susseguivano donne e uomini piegati, accovacciati, colti nelle posizioni più diverse. Scene di vita quotidiana, geishe affascinanti, lottatori di sumo, dipinti con estrema leggerezza, e le mitologiche lotte fra l’uomo guerriero e i demoni della cultura del Sol Levante.
La fortuna di queste stampe deriva sicuramente dalla facilità con le quali esse venivano realizzate senza eccessivi costi di produzione, e forse ancora di più per la loro capacità, come la lotta, di esprimere l’essenza più profonda di un attimo, la migliore rappresentazione di immagini fluttuanti, ferme in un momento, l’arte dell’istante, insomma. Un modo di fare arte che il cultore di Arti Marziali apprezza moltissimo, in quanto si presenta di grande rilevanza sul piano non solo speculativo, ma anche meditativo e contemplativo. Insomma, un’arte, quella dell’Ukiyo-e, la cui fruizione rappresenta il momento centrale di tutti quegli esercizi, che rafforzano e danno slancio alla preparazione fisica e tecnica. D’altro canto, il guerriero non ha bisogno solo di una preparazione visiva e materiale, ma anche di una spirituale e animica, dove l’arte dell’Ukiyo-e costituisce un ottimo supporto intellettivo ed intellettuale.
Gabriele Madaro