Il riposo del guerriero – Gabriele Madaro

Il riposo del guerriero – Gabriele Madaro

     Il percorso negli aspetti significativi delle arti marziali vede ancora protagonista il popolo ellenico, che, come già affermato nel precedente articolo di questa rubrica, incentrato sulle pitture ceramiche, apprezzava l’arte del combattimento e ne valorizzava gli ideali.

Questa volta, invece, tratteremo una fase delicata ed importante nel percorso di ogni praticante delle arti marziali, ovvero quella del riposo. La statua bronzea del IV secolo, "Pugilatore in riposo", ci offre uno spaccato di questo preciso momento: quando dopo la concitazione ed il massimo sforzo, successivamente al perseguimento ed eventuale raggiungimento del proprio obbiettivo della vittoria, il combattente si ri–posa dalle fatiche del combattimento, in definitiva il momento quando di queste se ne libera.

      Il soggetto dell’opera è un uomo maturo, seduto, con il viso avvolto da barba e capelli riccioluti, il corpo muscoloso, e da essa capiamo che si tratta di un pugile dai caestus, dai grossi e complessi guantoni del passato. Viene rappresentato in un momento di riposo, probabilmente al termine di un incontro, con lo sguardo verso destra, rivolto forse verso un interlocutore che gli stava dando direttive per proseguire il combattimento. La statua presenta un particolare realismo nella rappresentazione dei segni che indicano una vita passata sull’arena di combattimento: le cosiddette orecchie a cavolfiore, causate dal frequente sfregamento contro il suolo, il corpo o i colpi dell’avversario, un ematoma sotto l’occhio destro, le numerose ferite da cui sembra che coli sangue.

      Alcune estremità della statua si presentano leggermente più lucide, soprattutto i piedi.  Ciò dimostra che la statua, posta in un luogo pubblico della Grecia, era molto apprezzata dai visitatori che ne accarezzavano addirittura le dita dei piedi, poiché i pugilatori venivano considerati dei portafortuna. A valore di ciò, tramite i documenti riguardanti la scoperta della statua, sappiamo che era stata nascosta con massima cura, collocata su un capitello di pietra in una cavità poi riempita con terra, in modo da preservarne la superficie da eventuali danni. Ai nostri giorni questa statua risulta particolarmente apprezzata sicuramente per la sua fattura e bellezza oggettiva, ma quello che stupisce di più è il particolare interesse che suscita nell’animo di un praticante di arti marziali. Bruscamente le sensazioni che l’artista ha voluto rappresentare con il bronzo si presentato chiare al combattente.

     Il fruitore di quest’opera bronzea, cavalcando l’ideale del lottatore che non conosce sconfitta, si immedesima subito nel soggetto rappresentato. Sente dapprima la fatica per il combattimento appena concluso, il fiato spezzato che cerca di  riprendere la regolare ventilazione, la stanchezza fisica e psicologica accumulata nel percorso di preparazione all’incontro, la sensazione di conforto che in  un momento del genere può trasmetterti il tuo allenatore o consapevole della fatica spesa fino a quel momento per godere di un eventuale vittoria, ma bramando in realtà il momento successivo quando potrà riposarsi, lasciandosi dietro tutto il trascorso e successivamente tornare a fare quello che più gli piace. Combattere!

PUGILATOREARIPOSO1.jpgGabriele Madaro

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