In prima battuta va subito sottolineato che, la ripresa economica dall’emergenza covid-19, o meglio dalle misure al riguardo prese scientemente da Giuseppe Conte, col silenzio-assenso del Parlamento e del Presidente della Repubblica, sarà caratterizzata da un’impennata nei costi di gestione di moltissime imprese, per effetto della minore frazionabilità dei costi fissi e semi-fissi. È questo il prezzo da pagare nell’economia della “distanza sociale”. Caratteristica che renderà non solo dolorosissima la ripresa, ma anche estremamente lenta, volendo essere ottimisti. E di ciò Giuseppe Conte è perfettamente consapevole, dovendosene poi assumere l’intera responsabilità!
Prodotto della Natura o creato in laboratorio, come arma o come strumento culturale e di potere, il Covid-19 c’è. Se questo poi svanirà da solo o continuerà a produrre i suoi effetti mortiferi oramai è questione di scarso rilievo. Perché? Il Covid-19 è stato l’elemento che di fatto ha messo in moto un processo inarrestabile e irreversibile per il quale il Mondo Occidentale cambierà passo. E in questi giorni stiamo assistendo momenti che passeranno alla Storia per quelli in cui l”Ancienne Règime capitalistico” ha avviato le procedure di dissolvimento, quali preludio e segno dell’avvento di un Nuovo Ordine.
Va da sé che il blocco dell’economia a seguito dei provvedimenti del Governo per contrastare la diffusione del Coronavirus non potrà non avere ripercussioni non solo su tutto il sistema di produzione e scambio, ma anche su quello sociale. Una crisi che, al di là degli effetti culturali e psichici, derivanti da questa profonda voragine che si è aperta nelle nostre abitudini, nella nostra economia e dalla prospettiva futura che si baserà sulla “distanza sociale”, avrà sul piano del lavoro gli stessi effetti che ha una crisi ordinaria, più o meno profonda, e che non potrà non interessare in maniera molto segnante anche l’economia e la società leccesi.
Da quando si scatenò la crisi economico-finanziaria nel 2008, non passa giorno che non si senta nominare l’acronimo BCE, ovvero che non si senta discutere circa la Banca Centrale Europea e del suo Presidente Mario Draghi, o dell’attuale Christine Lagarde. L’istituzione della BCE nasce nel 1998, in base al Trattato sull’Unione Europea, divenuta operativa in vista dell’introduzione della moneta unica europea.
Una delle ricadute di questo periodo emergenziale, in cui “tutti a casa” e gran parte delle attività commerciali e produttive chiuse, non potrà che essere quella della riqualificazione dell’intero sistema economico. E ciò a maggior ragione se si considera che i tempi che verranno saranno caratterizzati e dettati dai provvedimenti inerenti “la distanza sociale”. La nuova economia, che per questo possiamo definire “della distanza”, inizia già a mostrarsi, comincia già a fare capolino in alcune contromisure logistiche, pensate per ristoranti, luoghi di aggregazione e, non ultimi, per i trasporti pubblici.
È il Coronavirus l’unico responsabile di questa crisi economica? Certamente no! Buona parte dei cittadini italiani sta vivendo una situazione di profonda difficoltà, cosi come tutta la macchina economica e sociale Italia che ha visto il suo meccanismo incepparsi. Ma tutto ciò è conseguenza di un grande percorso, iniziato nel passato e culminato con l’esplosione di questa pandemia, oramai sulla bocca di tutti. In maniera del tutto simile a oggi, la crisi del 2007 ha stravolto gli equilibri economici e costrinse le istituzioni di tutto il mondo a rivedere la propria struttura e le proprie spese in un’ottica di austerity. Questa politica ad oggi è del tutto fallimentare in Italia, se non proprio “dissennata”, con un debito pubblico in perenne ascesa nonostante i continui tagli al sistema pubblico e una crescita produttiva nazionale prossima allo zero.
La politica fiscale è iniqua e incostituzionale perché non viene strutturata in maniera proporzionale al reddito dei cittadini, proprio come richiesto dall’articolo 53 della nostra Costituzione repubblicana.
Dall’inizio della quarantena, che può collocarsi intorno al 9 marzo, sono stati oltre 5 mila i controlli effettuati dalle forze dell’ordine nel leccese. Di questi accertamenti, circa il 4% hanno portato a quelle che possiamo definire “multe covid”. Peraltro, molte di queste sono state elevate negli ultimi 10 giorni, facendo raggiungere e superare il totale a quota duecento.