Dopo oltre 50 giorni di “arresti domiciliari” per le note questioni legate al coronavirus, ieri, la maggior parte dei cittadini italiani ha cominciato, quasi come in un percorso riabilitativo e sebbene lentamente, a riprendere le proprie pratiche quotidiane, avendo riacquisito, infatti, un pezzo del loro diritto naturale alla libertà di movimento. Certamente, siamo ancora lontani da un ritorno alla normalità, semmai si tornerà, ma intanto ci si ricomincia a muovere.
Per com-prendere i tratti dominanti di una società, ed in particolare della nostra, quella italiana, non si possono non considerare i caratteri specifici della storia recente, quella risalente nel tempo di almeno tre decenni. Un arco temporale necessario e sufficiente, infatti, affinché si producano nella società cambiamenti stabili e profondi, significativi e quasi irreversibili. Ma veniamo al dunque.
È di questi giorni la polemica, o scontro, sull’applicazione per smartphone titolata “Immuni” al fine di consentire il tracciamento dei cittadini nella fase 2 dell’emergenza Covid-19. Quale il punto della questione? La privacy di ognuno di noi, pare.
Occorre, al riguardo, fare un po’ di chiarezza, senza troppi ragionamenti. O meglio, abbandonando la ragione per consegnarci alla ragionevolezza.
Negli ultimi giorni è montata forte la diatriba sulla questione 41 bis. Alcuni personaggi detenuti con tale regime speciale di trattamento, in quanto soggetti di estrema pericolosità, che non è assolutamente da correlarsi all’età, saranno o sono stati già scarcerati e posti agli arresti domiciliari, sulla base di una nota del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria emanata il 21 marzo scorso, pare in ottemperanza al decreto “Cura Italia” del 17 marzo.
L’autrice turca Elif Shafar su ascesa del populismo e fragilità della democrazia: dobbiamo essere patrioti e cosmopoliti.
Qui e così prende vita, viene alla luce, Venti di Ponente, quotidiano on line, che per tutto il 2020 avrà come raggio d’azione il territorio pugliese, con particolare riferimento, tuttavia, al capoluogo salentino e ai suoi territori circostanti nelle battute iniziali. Un’impostazione asimmetrica voluta e progettata secondo i modelli più recenti di sviluppo antropologico e culturale, tracciati dagli studiosi dei fenomeni sociali e aziendali.
Le attuali questioni legate alla critica letteraria e della poetica con riferimento allo scenario leccese, inteso in termini ampi, richiedono preliminarmente delle premesse per meglio inquadrare le asserzioni che qui verranno formulate.
Uno dei temi più trattati, discussi e su cui si urla in questo nostro tempo è quello dell’immigrazione. Un argomento così importante da risultare centrale nelle campagne elettorali di tutta Europa, dall’Italia all’Austria, per passare dalla Francia e dalla Germania.
Va subito riferito, in questo scampolo giornalistico, che intendiamo per cultura laica tutta quella produzione libraria legata alla narrativa, alla poesia, alla saggistica, facente capo a chi non è accademico. In tale prospettiva, con grossi margini di approssimazione, rientra in tale ambito anche il mondo della musica, sganciato dal Conservatorio Musicale.
Le principali novità del mondo culturale leccese, durante l’ultimo anno, sono ascrivibili principalmente all’editoria ed al circuito degli scrittori. In fase di stasi appare, invece, il mondo del teatro, che non riesce a sviluppare formule innovative né riesce ad affrancarsi dal sussidio pubblico. Naturalmente, non mancano a simile scenario le dovute eccezioni, tra le quali va segnalata la compagnia teatrale di Copertino, Scena Muta e le incursioni di Salvatore Cosentino. Sulla stessa traiettoria, ovvero quella del teatro, anche il mondo della musica, ma con marcature meno accentuate, il quale non mostra significative novità sotto il profilo sociologico, artistico ed economico.
E’ di grande attualità il tema dell’immigrazione o, per meglio dire, delle politiche di ripopolamento dei territori europei. Naturalmente, è questa una questione che riguarda anche il Grande Salento, anche se le opinioni in merito sono, a volte, anche molto discordanti. Certamente, qui vale la pena evidenziare qualche dato statistico. In particolare, va subito messo in luce che la popolazione delle tre province salentine sta rapidamente invecchiando.
I pensatori, gli intellettuali, i maitre à penser fanno soprattutto esercizi di logica e razionalità, rifacendosi a realtà astratte, oppure sono i principali attori sociali che ascoltano il cuore, la propria intelligenza istintiva e propongono una vita dove le profondità dell’essere sono le protagoniste dell’esistenza? La loro coscienza è agganciata a principi mentali o alla realtà, quella inevitabile, ineluttabile, da sempre presente nella vita dell’uomo e della società?
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