Il tema di questo mese è Don Chisciotte; no scusate, meglio rileggere la mail; infatti! Non è Don Chisciotte, è il Contatto, il contatto in generale, lo sguardo ...
“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio” dal Vangelo secondo San Giovanni1,1-18. Il primo uomo dunque fu respiro, il respiro di tutto il creato infuso e coagulato nella materia, che si rese manifesta e incominciò a differenziarsi e a moltiplicarsi. Fu un atto di volontà interna all’essenza universale, un’emissione di fiato tradotta e sintetizzata nella parola “Fiat” dalla quale deriva e continua a derivare tutto ciò che conosciamo e anche quanto non conosciamo.
Con questo "pezzo" prende il via una nuova rubrica di Venti di Ponente, ovvero La chimica, la vita, l’arte e …l’esperimento perfetto. Con due appuntamenti mensili, sarà condotta da Monia Politi, chimico professionista, ma al tempo stesso penna raffinata, che ci condurrà nelle stanze della Vita e dell'Arte, attraverso un gioco di specchi e un uso sapiente di metafore, capaci di "filtrare" i vari argomenti che di volta in volta proporrà, e nei quali il lettore troverà un po' di se stesso. E forse saranno anche sufficenti a "distillare" idee utili per la proprie esistenza, magari per guadagnare una maggiora agilità nel suo incedere intellettivo e da qui una più spiccata disinvoltura nell'interagire con la Reatà, intima e sociale.
Pompea Vergaro
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La passione per le parole e la lingua mi hanno portata a una considerazione dai contorni decisi. Proverò a spiegarla, consapevole che, come ci dice Saramago, la parola è stata data all'uomo per dissimulare il pensiero: è il tentativo sempre frustrato per esprimere ciò che con una parola chiamiamo pensiero ma resta il meglio che si possa trovare.
Venti di Ponente, come annunciato nell'editoriale di giugno, lungo la sua navigazione si aprirà a nuovi dibattiti con una peculiare attenzione al percorso dedicato alla "Cultura che cura"; una realtà presente nel nostro territorio, pullulante, ma silenziosa e ai più sconosciuta!
Nella notte del 22 maggio scorso la musica italiana è ritornata protagonista della scena pop europea a trent’anni dall’ultima volta, grazie ai Maneskin vincitori a Rotterdam dell’Eurovision Song Contest 2021. Il gruppo rock romano formato prevalentemente da ventenni, bissa così il successo sanremese al suono di “Siamo fuori di testa” già diventato un tormentone dopo la vittoria della kermesse ligure ma che ha tutti i presupposti per continuare a farci divertire anche sotto gli ombrelloni.
Qualche giorno fa, il 1° giungo, è stata celebrata la Giornata Mondiale dei Genitori, un momento importate soprattutto sul piano della riflessione. Il ruolo sociale e assieme esistenziale dei genoitori, infatti, negli ultimi decenni è stato al centro dell'attenzione di politici, sociologi, economisti, pedagogisti e, non per ultimo, psicologi di varie scuole di pensiero, in riferimento ai grandi cambiamenti del Nostro Tempo. Tutto ciò per rivisitare questo ruolo decisivo sul piano sociale e della vita in genere, al fine di consentirgli di tenere il passo con gli sviluppi della nostro tempo, senza ovviamente far perdere la sua natura profonda e originaria.
Proprio per questo, Venti di Ponente, ripropone un video di Tyna Maria a ciò dedicato, come contributo capace di dare ulteriore forza e un'eco più lunga a questa data importante per noi tutti.
Pompea Vergaro
Ed eccoci al secondo mese di viaggio, un giugno che potremmo aprire col diffuso pensiero di senecana memoria, volto in positivo: “Ogni vento è favorevole per il marinaio che sa dove approdare…”. Sicuramente, in una prospettiva lineare, ciò non corrisponderebbe pienamente al nostro Progetto di Navigazione. Siamo partiti con un bagaglio mirato e leggero, non da semplici turisti, ma da veri viaggiatori, e di venti ne incontreremo perfino di non favorevoli. È nell’ordine e nelle previsioni della vita correre dei rischi!
È autoironico che io scriva sul fischio, quando è da anni che ci provo inutilmente. Nonostante tutti i miei sforzi, lui proprio non ne vuole sapere! Siamo come le rette parallele, che non si incontrano mai. Ma non per questo mi arrenderò: ride bene chi ride ultimo!
In qualunque contesto o circostanza, l’uomo da sempre ha dovuto fare i conti con il Tempo, questa entità superiore e imprescindibile. E anche in questi nuovi frangenti, quelli appunto che si sono palesati da circa un anno, abbiamo il nostro da fare con quest’entità, il Tempo. Prima del marzo dello scorso anno, infatti, la nostra percezione del Tempo era totalmente diversa, dall’inatteso e attuale Tempo pandemico: sempre in continua corsa, e ci dimenticavamo di concederci una pausa per riflettere sulle nostre vite. In questi ultimi mesi, invece, tutto si è disposto diversamente rispetto al passato, ed il Tempo vuole essere riempito di altro rispetto al solito. Qui, la riflessione, mi pare che giochi un ruolo di primo piano. Pare infatti che sia arrivato proprio il Tempo di darle largo spazio.
In questo mese dedicato al tema del tempo merita di certo una riflessione a parte l'argomento del tempo in musica. No, non farò certo un trattato; ci mancherebbe: non è questo l'intento. Ma ci arrivo cominciando dalle parole che molto spesso pronuncia il mio M° di pianoforte Angelo Mantovani, davanti allo spartito da studiare: "Attenzione al tempo... tempo… qui bisogna contare". Il tempo musicale è dunque certamente un fatto di numeri; a ragione dei rigorosi cultori dei numeri come Pitagora: "nel numero non penetra menzogna. "
Dunque, una componente fondamentale della musica è il tempo e la sua verità. Quasi sempre è il compositore con un'annotazione sulla scrittura a indicare quale sarà il tempo: adagio, allegretto, allegrissimo, andante, grave, larghetto, prestissimo e via di seguito. Ognuno di questi tempi è poi misurato con il numero dei battiti al minuto e poi le indicazioni 4/4- 3/8 -19/16 e chi più ne ha più ne metta.
C'è proprio un tempo nel tempo del tempo e si misura tutto, senza contare altre infinite alterazioni e complicazioni dei tempi binari, ternari, quaternari, composti, semplici eccetera, eccetera. Tutto ciò per misurare il tempo della musica, alla quale ci si appresta solitamente con il temuto solfeggio; e qui invece di far partire la noia facciamo partire il "bello": a ciò che dal tempo della musica ci può condurre al tempo della vita quotidiana con tutte le sue trappole. Il solfeggio consiste in un battere e un levare, una tensione e un rilassamento; un'immagine esemplificativa può essere la bacchetta del tamburo che batte con energia e si leva senza sforzo.
A me fa venire in mente l'atto respiratorio: inspirazione, espirazione e non mi addentro nella pausa che si frappone anche se è proprio quella pausa ad assumere grande importanza; è come se rappresentasse il silenzio e senza silenzio non può esserci musica. Le persone compiono circa 13 atti respiratori al minuto, si può dire un tempo allegro andante? Diciamolo: ma in Oriente, nei testi classici del Qgong venivano citati personaggi che riuscivano a respirare una o due volte al minuto. Se si considera che anche l'età non si misurava in anni ma con il numero dei respiri possiamo dire: Benedica, lunga vita!
Mi piace dire allora che il tempo della musica è il tempo del respiro della vita.
Quando si suona uno strumento devi essere concentrato sul presente, non puoi pensare alla nota che hai sbagliato o che non hai suonato prima né puoi pensare di suonarla ora; è già passata, persa; guai poi se ti preoccupi del difficile passaggio che ti aspetta alla pagina successiva. Non devi fare niente di tutto questo: devi essere sul pezzo, come dicono quelli moderni, devi essere nel presente. L'unico tempo possibile.
Davanti a uno spartito non si può procrastinare, né anticipare, non si può tenere il bello per dopo, né sbrigarsi a finire, non si può rimuginare, recriminare, arrovellarsi: non si può pensare, non si possono fare un sacco di altre cose riconducibili alle molte trappole della nostra vita quotidiana.
Insomma, che dire? Ci vorrebbe uno spartito ideale anche per le nostre vite. Assomiglierebbe forse a quello che viene definito lo spartito più difficile del mondo: “Cadenza apocaliitica” di Prokofiev, che appare come un autentico arcano? Chissà… ma nel nostro vero spartito ideale il tempo della musica diviene il linguaggio della luce, il più bel frutto dell'anima. Che meraviglia poi se lo "spartito" fosse quello utilizzato dal violinista Yudi Menhuin quando a Berlino nel 1921 al termine di un concerto di musiche di Bach, Beethoveen e Brahms, ricevette nel suo camerino la visita di Einstein il quale si rivolse a lui dicendo: "Adesso io so che in cielo c'è Dio".
Et voilà.
“Niente è per sempre, ma ciò che amiamo è l’eternità!” In questa frase ossimorica racchiuderei il senso del tempo presente, un’antitesi tra la precarietà del vivere contemporaneo, con i suoi tempi brevi, la velocità del vivere, la schizofrenia del consumo, il desiderio di mutamenti continui e il desiderio dell’umanità di riconoscersi sempre in qualcosa di eterno, in cui ritrovare i tempi dispersi del sé. La contemporaneità rappresenta l’illusione dell’uomo di sfuggire al senso dell’eterno a cui però la sua stessa vita rimanda di continuo in un rimpianto sommesso.
Oggi a Milano è bel tempo, metereologicamente parlando, anche se a Milano dire che è bel tempo può significare esattamente il contrario soprattutto se il bel tempo è stabile perché aumentano le polveri sottili e l'inquinamento.
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Da venerdì 11 a domenica 20 ottobre le sale e gli spazi esterni di Tagliatelle - Stazione Ninfeo a Lecce ospitano il progetto di teatro e scrittura "Ri-nascere genitori: generatori di diritti". Ideato da Ura Teatro, in collaborazione con l’associazione Destina ETS e sostenuto dalla seconda edizione dell'avviso "Futura - La Puglia per la parità" promosso dal Consiglio regionale della Puglia, l'iniziativa prevede un laboratorio intensivo, diretto dall'attrice, autrice e regista Anna Chiara Ingrosso e organizzato da Laura Scorrano, e due spettacoli domenicali aperti al pubblico. Info 3285317676 - urateatro@gmail.com.
09 Ottobre 2024Venerdì prossimo, 4 ottobre, a partire dalle ore19:15, presso il noto e polifunzionale agriturismo del Basso Salento, Sante Le Muse, localizzato poco distante da Salve (LE), Mauro Ragosta converserà con Fabiana Renzo, titolare della struttura e riconosciuta letterata salentina, sulla sua ultima pubblicazione L’Arte Della Scrittura – manualetto prêt à porter per l’anima e per la penna.
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27 Agosto 2024Tutto cambierà nel giro di pochissimi anni. Le crisi sotto il profilo socio-economico hanno l’effetto –e ciò è comprovato dalla Storia– di spostare la popolazione dai settori meno evoluti a quelli più evoluti, ovvero da quelli più semplici e meccanici a quelli più complessi e problematici, ed ancora da livelli elementari ad altamente articolati. E la popolazione in cammino in questo percorso non sempre si presenta all’altezza dei nuovi scenari e del cambiamento, talché molti sono quelli che escono dal mercato del lavoro. Sicché la crisi, sicuramente è il preludio a nuovi e rinnovati scenari produttivi e sociali, in un processo che offre maggiori benefici e benessere, ma è anche il momento in cui il sistema si libera di risorse incapaci di percorrere le strade che lo sviluppo impone, e che preferisce sostenere gratuitamente, anziché impiegarle nei processi produttivi e sociali.
06 Agosto 2024“Simu leccesi core presciatu/sòna maestru arcu te Pratu” (Siamo leccesi cuore allegro, gioioso, suona maestro Arco di Prato). Fu l’improvvisa noia che assalì Ferdinando IV di Borbone quando visitò la città di Lecce il 22 aprile 1797 ed espresse davanti alle autorità cittadine la sua indifferenza e disprezzo rispetto al celebre e curioso monumento architettonico che spinse il sindaco a rispondere piccato, quando il regnante si congedò contrariato perché la popolazione era assente, che Lecce ci teneva alla sua arte e che perciò “se ’nde futte te ci rria e de ci parte”. Dal momento che il sovrano aveva espresso la sua opinione artistica pronunciando il detto offensivo “Me ne strafotto” lasciò la città in una piazza vuota di sudditi.
01 Agosto 2024