“Santa Pazienza!” “Bisogna avere una Pazienza di Giobbe!” “La pazienza non è mai troppa!” Questi sono solo alcuni dei modi di dire che appartengono al “parlare quotidiano” e che hanno come protagonista la pazienza. Ma poi, che cos’è la pazienza? È passiva rassegnazione o coraggio di affrontare le difficoltà con la giusta riflessione? Partiamo, come piace a me, da qualche suggerimento che ci viene dalla letteratura, da questi versi tratti dalla poesia di Rainer Maria Rilke “Sulla pazienza”
Sono una persona sorridente per scelta, non solo per natura. Trattasi di scelta d'amore verso me e verso gli altri.
Il più delle volte Il sorriso è per me decisione, terapia, strategia anti egocentrismo. Già perché quando ogni mattina mi sveglio dai soliti incubi, scopro che il trucco basta sempre meno a coprire i segni del tempo o di un pianto notturno, ritrovando, così, tutte le mie ansie a colazione, sapendo di andare incontro a un'altra giornata segnata da quelle “tre assenze” fondamentali, ma .... ogni mattina l'ultima cosa che mi sorge spontanea è proprio un sorriso.
Eccoci nei primi giorni del secondo mese dell’anno al “febbraio febbraietto mese corto e maledetto” come recitava una filastrocca giunta da lontane reminiscenze scolastiche che, indubbiamente, traeva origine dal mondo contadino che ben conosceva quanto accadeva alla propria vita allacciata ai ritmi della natura, ma senza porsi troppe domande. Era così e tanto bastava.
L’inizio di un nuovo anno è per tutti un tempo che ci vede più attenti al trascorrere dei giorni e impegnati a considerare quanto dei nostri progetti e desideri siamo riusciti a realizzare. Li passiamo rapidamente in rassegna, li ri-esaminiamo, ne pianifichiamo di nuovi e, se la vita non ci ha troppo feriti o delusi - o anche nonostante questo - ricominciamo ad attendere il loro compimento, con speranza e rinnovata fiducia. La speranza, in particolare, è un generatore potente di energia, ci fa sentire possibile ciò che desideriamo e diventa una preziosa alleata nel cammino verso le mete che ci proponiamo. Ma può ancora sostenerci in questi tempi difficili, in cui il succedersi delle diverse ondate della pandemia non ci lascia ancora intravederne la fine, e il sommarsi di problemi sempre più complessi, riguardanti la sanità, il lavoro, la scuola, l’ambiente, continua ad addensare nuvole oscure sul nostro futuro? La risposta è: sì, certamente!
Ripartire è la parola chiave echeggiata da più parti, nei giorni spalancati al nuovo anno, e che mi ha suggerito di parafrasare la citazione “partire è un po' morire” posta non certo come provocazione, ma semplicemente come associazione a un consueto modo di dire.
Vorrei rendervi partecipi di una mia grande passione: quella per Valentino Rossi che il 14 novembre scorso ha corso la sua ultima gara. Ho deciso di dedicargli, a mio modo e nel mio piccolo, delle riflessioni come fossero un ringraziamento per tutti questi anni nei quali Valentino, eterno ragazzino, ha regalato emozioni e semplici grandi lezioni di vita. Il dottore e la sua medicina: The Doctor, Non a caso.
“Se potessi tornare indietro che cosa cambieresti della tua vita?” Mi piacerebbe pormi questa domanda con la certezza di potermi rispondere: “no, non cambierei nulla”, che rifarei le stesse scelte, ripeterei gli stessi errori, incontrerei le stesse persone, e invece, immancabilmente, qualcosa la cambierei, qualcosa che crea quel rimpianto verso un passato che ‘meschinamente’ si sottrae alla nostra vita, per ricordarci ‘forse’ quello che non potremmo più fare.
Tante sono le immagini a cui possiamo accostare le parole che usiamo ogni giorno per comunicare, per far giungere agli altri informazioni, opinioni, esperienze personali. La disponibilità odierna di molteplici mezzi espressivi alla portata di tutti, lascia via libera a chiunque di diffondere la propria voce, formulare pensieri, esternare emozioni. Ma spesso, come purtroppo accade, non con la dovuta accortezza nell’usare in modo appropriato e sorvegliato il linguaggio, e trascurando di considerarne i diversi effetti sui destinatari.
Pensando alla nota canzone di Sergio Endrigo: “Le cose d'ogni giorno, raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare. Per fare un tavolo ci vuole il legno. Per fare il legno ci vuole l'albero. Per fare l'albero ci vuole il seme...” mi è tornato in mente un episodio di quando appena sedicenne compresi involontariamente le differenze tra parlare e comunicare.
Ho ascoltato una relazione del prof. Recalcati sul ruolo del padre nella famiglia e nella società di oggi. Recalcati cita Lacan che parla di “evaporazione del padre”. Questa espressione mi ha fatto riflettere sulla situazione generale dell’essere umano, sulla sua capacità o incapacità di adattarsi, acclimatarsi, modificarsi in relazione agli eventi dell’esistenza. Non voglio entrare qui nella discussione della legittimità del cambiamento, ma ne voglio cogliere l’essenza affidandomi al linguaggio della chimica e della fisica.
Vi è mai capitato di sentirvi dire “non devi pensare?” e non mi riferisco al senso bonario con cui qualcuno intende aiutarci a stare meglio, provando a farci distrarre da pensieri spiacevoli, intendo quel modo superficiale in cui si viene apostrofati come una persona “che pensa troppo” e quindi che “si complica la vita” inutilmente. “Cogito ergo sum” ossia “penso dunque sono” di cartesiana memoria non va più di moda e oggi forse non se ne meravigliano più neanche i filologi, intenti oltre che sulle ‘sudate carte’ a gestire il ‘fare’ che procurano gli interventi social.
Parole come semi, parole al vento, parole come segni, parole del momento, parole come sensi, parole senza tempo. Chi, come me, subisce da sempre il fascino della parola e più che mai la suggestione della parola scritta, ha anche molto amato il senso del profondo, quell’andare, al netto dei suoni, alla radice delle cose, che il segno e il suono hanno il potere di evocare.
Nel mese della semina si affollano pensieri, immagini, profumi, colori, e un’idea fiduciosa, quasi una certezza di futuro: si raccoglierà. Chissà perché mi viene subito in mente un proverbio: “chi semina vento raccoglie tempesta”, derivato dal profeta Osea che al versetto 8,7 recita: “E poiché hanno seminato vento raccoglieranno tempesta” riferendosi alla cattiva condotta degli Ebrei, idolatria e corruzione, che li avrebbe condotti alla catastrofe.
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Da venerdì 11 a domenica 20 ottobre le sale e gli spazi esterni di Tagliatelle - Stazione Ninfeo a Lecce ospitano il progetto di teatro e scrittura "Ri-nascere genitori: generatori di diritti". Ideato da Ura Teatro, in collaborazione con l’associazione Destina ETS e sostenuto dalla seconda edizione dell'avviso "Futura - La Puglia per la parità" promosso dal Consiglio regionale della Puglia, l'iniziativa prevede un laboratorio intensivo, diretto dall'attrice, autrice e regista Anna Chiara Ingrosso e organizzato da Laura Scorrano, e due spettacoli domenicali aperti al pubblico. Info 3285317676 - urateatro@gmail.com.
09 Ottobre 2024Venerdì prossimo, 4 ottobre, a partire dalle ore19:15, presso il noto e polifunzionale agriturismo del Basso Salento, Sante Le Muse, localizzato poco distante da Salve (LE), Mauro Ragosta converserà con Fabiana Renzo, titolare della struttura e riconosciuta letterata salentina, sulla sua ultima pubblicazione L’Arte Della Scrittura – manualetto prêt à porter per l’anima e per la penna.
27 Settembre 2024A vent’anni dalla scomparsa (28 luglio 2004 a Orsigna, era nato a Firenze il 14 settembre 1938) proseguono le iniziative in omaggio a Tiziano Terzani. Fra l’altro nell’ambito del Festival della Letteratura di Mantova verrà rappresentato “Un indovino mi disse”, con Peppe Servillo alle 21:30 del 4 settembre p.v. in Piazza Castello, https://www.festivaletteratura.it/it/2024/eventi/19-un-indovino-mi-disse-4167 .
27 Agosto 2024Tutto cambierà nel giro di pochissimi anni. Le crisi sotto il profilo socio-economico hanno l’effetto –e ciò è comprovato dalla Storia– di spostare la popolazione dai settori meno evoluti a quelli più evoluti, ovvero da quelli più semplici e meccanici a quelli più complessi e problematici, ed ancora da livelli elementari ad altamente articolati. E la popolazione in cammino in questo percorso non sempre si presenta all’altezza dei nuovi scenari e del cambiamento, talché molti sono quelli che escono dal mercato del lavoro. Sicché la crisi, sicuramente è il preludio a nuovi e rinnovati scenari produttivi e sociali, in un processo che offre maggiori benefici e benessere, ma è anche il momento in cui il sistema si libera di risorse incapaci di percorrere le strade che lo sviluppo impone, e che preferisce sostenere gratuitamente, anziché impiegarle nei processi produttivi e sociali.
06 Agosto 2024“Simu leccesi core presciatu/sòna maestru arcu te Pratu” (Siamo leccesi cuore allegro, gioioso, suona maestro Arco di Prato). Fu l’improvvisa noia che assalì Ferdinando IV di Borbone quando visitò la città di Lecce il 22 aprile 1797 ed espresse davanti alle autorità cittadine la sua indifferenza e disprezzo rispetto al celebre e curioso monumento architettonico che spinse il sindaco a rispondere piccato, quando il regnante si congedò contrariato perché la popolazione era assente, che Lecce ci teneva alla sua arte e che perciò “se ’nde futte te ci rria e de ci parte”. Dal momento che il sovrano aveva espresso la sua opinione artistica pronunciando il detto offensivo “Me ne strafotto” lasciò la città in una piazza vuota di sudditi.
01 Agosto 2024