Vorrei partire con questa mia divagazione sul tema della Natura dall’ultimo libro che ho letto: si tratta di un romanzo che fa parte della collana “La grande letteratura giapponese” nel progetto Le opere del Corriere della Sera. Si intitola “Un bosco di pecore e acciaio “ di Miyashita Natsu.
“Anche nei piccoli centri urbani del Salento, come nel resto d’Italia, si colgono, da qualche mese, segnali più o meno visibili di ripartenza. Attività per lungo tempo sospese per le restrizioni imposte dalla pandemia vengono nuovamente riprese. Si riaprono cantieri, si riparte, si ricomincia a progettare, costruire, allestire. Le strade e i luoghi specificamente destinati alla vita sociale tornano pian piano a “riaccendersi”. E a sorprenderci…”
Da quando mi sono imbarcata su Venti di Ponente, come i suoi lettori più attenti avranno notato, abbiamo scandito i mesi e il passaggio delle stagioni. Dopo la primavera e l’estate, oggi ci ritroviamo in novembre, mese che dischiude la porta al cuore dell’autunno.
È il mese sinonimo di raccoglimento e meditazione, rifugio e attesa del risveglio, ma anche il più adatto alla semina di una vasta gamma di vegetali e graminacee, in quanto il terreno si predispone ad accogliere il loro semi per nutrirli e proteggerli dalle gelate e dal freddo invernale. Talvolta, rimanda nell’accoglierli, spesso li rifiuta, ma questa è un’altra storia!
Dirò di più. Le consuete brevi escursioni di questi ultimi tempi nella “terra di famiglia” mi hanno indotto ogni volta, a riflettere su quanto la natura insegni e quanto sia stretto il rapporto tra Natura naturans e l’Uomo natura, e quindi anche tra me e Lei. E allora, mi son detta che, non bisogna più stare solo a guardare, ma si rende necessario fare la propria parte. Peraltro, ho cominciato a maturare l’idea che forse per me questo sia giunto l’anno giusto per la “semina”, una semina epocale, forse.
E ancora c’è dell’altro! In realtà, questo orientamento è legato anche a un pensiero, o piuttosto a un desiderio, che mi ha fatto compagnia nei passati mesi, fragili e confusi che tutti abbiamo vissuto. In questo tempo difficile mi dedicavo alla lettura settimanale, in rituale e religiosa attesa, del “breviario” domenicale di Giancarlo Ravasi nelle pagine culturali del “Sole 24Ore”. Il Cardinale, titolava una o due parole sulle quali dissertava con esempi concreti, riferimenti letterari e artistici, giungendo in poche battute al cuore del messaggio. E ancora oggi attendo le sue parole con la stessa intensa curiosità. Li ho sempre considerati semi… illuminanti! …e assieme, quella di Ravasi una semina.
Ma ritorniamo a noi. Dopo lunghi giorni di sospensione in una attenta riflessione, la magia, la decisione: Seminerò anch’io! È per me il momento di seminare! È questo il tempo di agire? Mi son detta. E seminerò Parole. Ne seminerò poche, perché dovrò curare il terreno che deve essere quello giusto e qualora non lo sia non dovrò scoraggiarmi, mi armerò di tanta pazienza e costanza, non escludendo momenti austeri, come si fa per un campo: fresare dunque, concimare, innaffiare, e se necessario, dissodare e …attendere immobile, a volte severa. E dovrò anche affrettarmi perché il tempo della semina va rispettato.
Poi, continuerò a prendermi cura della terra, per vedere spuntare germogli e piantine, che di sicuro mi daranno questa gioia. E spero che ci siano tutte all’appuntamento…Non “mi si garantisce” il risultato, ma questo non mi dissuaderà né mi distoglierà dall’impegno, anche perché in fondo la tentazione supera ogni esitazione.
Sono pronta!
Di semi ve ne sono tanti, ma non sono provvista di quelli eclatanti come Pace o Libertà o Giustizia o Amore anche se “in nuce” ogni seme li può contenere. Eccoli, invece, i miei: sono, assieme, un verbo, un nome e un aggettivo, compresi i loro sinonimi. Ascoltare, nel senso di reciprocità, Prudenza e Leggerezza. Quest’ultima di memoria calviniana: “ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. (Italo Calvino “Lezioni americane” Mondadori ed.). Difficili da farli spuntare e far crescere. D’altronde, quale seme non lo è?
I semi, per crescere e dare i frutti, da Parola dovranno divenire Azione, ed è risaputo che la parola se non è gesto, comportamento, concretezza è solo “bugiarda”, rimando di suoni o immagini vuote. Ne siamo circondati, e nessuno di noi ne ha avuto esperienza. Ci piaccia ammetterlo o no!
A tal proposito un aiuto arriva dall’Arte: René Magritte in pieno surrealismo ha dipinto l’opera: Ceci n’est pas une pipe (Questa non è una pipa). È la didascalia di una pipa che occupa l’intero spazio della tela. La Parola non-pipa sembra contraddire l’immagine. In realtà l’artista belga dice la verità: quella non è una pipa vera con la quale fumare, è solo e semplicemente dipinta! Egli intende, così, scuotere lo spettatore che ingenuamente pensa si tratti solo di un’opera provocatoria. Magritte intende metterlo in guardia e indurlo alla “Ragione”.
Ancora una volta l’Arte aveva anticipato i tempi futuri! E noi oggi ne siamo i testimoni. Come potete vedere, urge seminare…
Vi assicuro che la redazione di Venti di Ponente è sempre sinceramente entusiasta dei “tema del mese”, e io lo divento ancor di più con loro, in quanto ogni viaggio ha senso solo se lo si affronta insieme! Per questo sono certa che un po’ di tempo lo dedicheranno alla semina. E chissà se di ciò non vien voglia anche ai nostri affezionati lettori? Teneteci informati!
Forse ve la ricorderete Afflitta Dolores… Già altre volte ci siamo intrufolati nelle sue giornate, nelle pagine di: “C’è tempo” e “Allu friscu”. Ma per riassumere dirò che lei fa un po’ a botte con la carica di destino scritta nel suo nome, ha un’amica che per ironia della sorte si chiama Letizia e al momento non abbiamo molte altre informazioni. Nomen omen, "il nome è un presagio" si direbbe, e un fondo di verità c’è di sicuro. Eppure lei è nata sotto il segno dell’Ariete, una guerriera, e Marte è il suo pianeta. Invece eccola lì come una pappa molle, apatica, fredda, non riesce neanche a lavarsi la faccia.
In chimica e in fisica la differenza di potenziale è ciò che permette il movimento, la corrente degli elettroni all’interno di un circuito; ma questo meccanismo, se ci pensiamo bene, è ciò che è alla base anche della comunicazione, del dialogo tra esseri umani. La comunicazione, il dialogo avvengono solo se c'è quella "differenza di potenziale", quel gradino che permette il trasferimento di idee, di emozioni, di sensazioni.
Con l’ingresso dell’autunno in settembre che ha segnato il passaggio di due stagioni, il mese di ottobre diviene quello dei ritorni definitivi nei luoghi urbani. Rientriamo, così, in una sorta di ordine con la ripresa del lavoro a tempo pieno di tutte le attività, comprese quelle scolastiche. Ma come vivremo il Tempo cittadino in questo ottobre che conserva ancora le ultime calure della bruciante estate?
Un’immagine paesaggistica particolarmente cara a chi vive nel Salento sono gli estesi vigneti che, da metà a fine estate, si aprono come un luminoso mare di verde poco oltre la periferia dei vari paesi.
Ciò che lo sguardo non vede immediatamente sono i grappoli giunti a maturazione, nascosti tra le foglie, che non dovranno più tanto attendere di essere raccolti e vinificati. Si tratta di una vista che sempre suscita moti nell’animo, che da secoli si rinnova e si ripropone agli occhi delle diverse generazioni con un’attrazione quasi sacra, rafforzando il legame di appartenenza ad una terra amata in cui affondano le nostre radici.
…in una distanza che punti non separa
in una pura
immagine di somiglianza
da nulla a nulla,
fatti compagno del mio stesso, inatteso incanto,
tu che ne sei la ragione,
mio Dio,
e ricorda
la più umana cosa e dimenticata:
che la natura vive
a dispetto dell’uomo e in suo rispetto. *
“In una distanza che punti non separa” il Paesaggio, qualunque paesaggio perde consistenza, diviene un dialogo interiore da “nulla a nulla” e allora ogni paesaggio può cambiare a seconda della percezione che noi ne abbiamo, ne abbiamo avuta e ne avremo. Le valli verdeggianti ai piedi delle vette regine tra cieli rarefatti, gli scoscesi dirupi su cui si inerpicano gli stambecchi, i boschi fastosi di abeti e di felci, dove al piede del viandante occhieggiano i favolosi botton d’oro e gli anemoni e le orobie delicate. La macchia mediterranea a ridosso delle scogliere digradanti nelle acque del Mediterraneo: le rive sabbiose dell’Adriatico, gli scogli aguzzi dello Ionio, le alte rocce che precipitano nel Tirreno.
L’argomento di questo mese può mettere in difficoltà chi si appresta a scriverne a motivo della sua vastità che forse comprende tutto lo scibile umano: la Madre terra, la Natura. Troppe le prospettive soprattutto per una divagatrice come me che si ritrova come in un enorme luna park e non sa su quale giostra salire per prima.
Giorni fa, mentre percorrevo il tratto di strada che dalla Stazione di Lecce porta al centro storico, non ho fatto a meno di notare dei ragazzi, probabilmente indiani o pakistani, che arrampicati su delle scale in legno, ripulivano delle chianche in pietra leccese di un palazzo storico sotto lo sguardo attento del proprietario. Scena, peraltro, non infrequente, anzi.
È consuetudine tra le persone che viaggiano, sostando in luoghi più o meno celebri, di scegliere come souvenir per sé o come dono ad altri, dei piatti decorativi di fattura per lo più artigianale. Spesso i soggetti preferiti sono raffigurazioni di paesaggi urbani o naturalistici, come si possono notare sulle pareti delle case che abitiamo o frequentiamo. Varie sono le tecniche espressive di chi realizza questi manufatti.
Mi capita spesso di lasciarmi incuriosire dalle parole, quell’insieme di lettere sonore che, più o meno distrattamente, ogni giorno utilizziamo per comunicare notizie, stati d’animo …E oggi ha catturato la mia attenzione il termine Errore in questa citazione: “gli errori sono la dimostrazione che ci stai provando”. Mi sono messa a cercare l’etimologia della parola, imbattendomi in questa insolita e interessante interpretazione che riporto:
“La terminazione in 'ore' trasmette spesso un che di sospeso, di piacevolmente indefinito, privo di geometria: pensiamo al sentore inafferrabile, allo splendore diffuso e al sapore che si scioglie nel buio della bocca. E lo stesso vale per l'errore.
Ecco che si avvicina la fine dell’estate, si avvicina la ripresa di molte attività e come in ogni momento di passaggio anche da una stagione all’altra, anche dalla notte al giorno, la dea Matuta ha il suo bel daffare per condurci nel viaggio dal buio alla luce. Il viaggio. Ecco una parola che può fare da ponte tra la villeggiatura appena trascorsa e la ripresa. Il viaggio. Il viaggio di ritorno. Una parola che significa molto, che affascina, una parola che sta in piedi da sola con tutto il suo senso. Una parola-frase.
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