Il tempo. Cos’è il tempo? È un’idea, un concetto, ma è anche una dimensione, una delle dimensioni all’interno della quale ci muoviamo e che di rimando definisce anche l’altra, quella dello spazio. Ed è anche una convenzione che ci siamo dati per la nostra comodità, per poter stabilire delle relazioni tra quella parte della nostra esistenza, non sempre, anzi quasi mai dell’essenza, che interagisce con quella degli altri. Ma non ha soltanto una funzione oggettiva, perché come tutto ciò che ha a che fare con la percezione, ha una dimensione fortemente soggettiva.
Conservo da moltissimi anni un foglio di quaderno ormai ingiallito prossimo a sbriciolarsi dove scrissi la frase di un anonimo sul tempo: “Questa cosa chiamata tempo, questa stupenda dimensione il cui automatismo ritma i nostri passi senza fretta ne ritardo. Per quanti grandi o piccoli possano essere, il tempo risolverà tutti i nostri problemi.... È questa l’arte suprema che non esige altro sforzo che di vivere e di aspettare. Questo anonimo orientaleggiante panta rei conclude, poi, accennando all’Arte di aspettare; appunto “aspetta e spera” tanto tutto passa .
Nel cuore di questa primavera, così confusa e tanto attesa Venti di Ponente riavvia le sue attività nel web nelle sue differenti prospettive. E proprio in questi giorni compie il suo primo anno di vita, che ha visto nelle ultime settimane una battuta d’arresto per questioni sia tecniche sia strategiche. Una storia la sua che, se pur breve, è dotata di forza e carattere che intende conservare...
La ricorrenza del 25 novembre, Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si approssima quest’anno sull’onda della denuncia di un aumento esponenziale, in ogni paese colpito dall’emergenza sanitaria del Covid-19, delle violenze sulle donne, specialmente nei contesti intrafamiliari.
L’Italia è paralizzata dopo l’ultimo DPCM di Conte che ha chiuso piscine, palestre, cinema, teatri, ristoranti dopo le 18,00 etc., il tutto per frenare la pandemia.
L’invito a intervenire per far cessare gli sgomberi giudiziari in tutta Italia e nell’immediato nei confronti della famiglia Felice Basile di Altamura (Ba) giunge anche al senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, e all’onorevole Luigi Marattin, Presidente della Commissione Finanze della Camera.
“Il sottoscritto nato ad Altamura e ivi residente, titolare di una Ditta Individuale (cessata), disoccupato e senza più alcun reddito…” - così inizia il suo appello alle più alte Autorità Politiche e Giudiziarie Felice Basile.
È ormai all’ordine del giorno la discussione sulla questione Scuola, che coinvolge la sicurezza da contagio e nuove possibili modalità di organizzazione delle lezioni, proprio rispetto alla nuova crescita di contagiati e le ultime disposizioni emanate dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tra i vari punti dibattuti e portati alla luce, uno è il gran numero di docenti di cui la nostra Scuola necessita, specie nel paventato nuovo orientamento per evitare le classi “pollaio”, ancor di più nel momento pandemico che l’Italia, e non solo l’Italia, sta attraversando.
Due battaglie campali, quelle di Waterloo e Stalingrado, ricordate per due risultati opposti: la sconfitta e la vittoria; la fine tragica di una lunga guerra, da una parte, e dall’altra il punto del riavvio e della rivalsa, sino alla vittoria, di un popolo lungamente assediato dal nemico. Due espressioni che rendono bene l’idea dell’epilogo o di un tratto di strada, per spiegare come effettivamente sia andata a noi di Venti di Ponente: una sconfitta o una vittoria, dunque? Ed è proprio su questo che qui ci si sofferma, dopo 100 giorni, dal lancio e dall’inizio dell’esperienza maturata in questo nuovo quotidiano online di approfondimento, epicentrato a Lecce. E Venti di Ponente appunto, si chiede se si sia dinanzi ad un fallimento totale o, al contrario, davanti ad un nuovo corso, proprio con le prime vittorie. Si sa, sia il fallimento sia la vittoria segnano il passo, l’uno e l’altra sono utili per soffermarsi e comprendere ciò che è stato, acquisire dunque coscienza della propria identità, presenza, il proprio essere così e non diversamente.
I leccesi: falsi e cortesi! È questo un antico detto, col quale si appellano in senso dispregiativo, gli abitanti del capoluogo salentino. Ma è poi così? È decisamente interpretabile in senso negativo? Se si riflettesse sulla questione, tuttavia, questa può essere considerata, al contrario, in senso positivo ed accrescitivo. Ma da dove partire? Ma dal ribaltamento della visione della realtà da una prospettiva ideale ad una concreta, e dal primo addendo dell’affermazione, ovvero quello della falsità. E qui è il caso di cominciare a dirci le cose come stanno, senza tuttavia strumentalizzarle ed abusarne.
Riappropriarsi degli spazi sociali e della socialità, in un contesto totalizzante ed escludente, in questo sistema capitalista e, ancora di più, dopo tre mesi di isolamento a causa della pandemia. Tornare a vivere da società e non solo come singoli individui, frequentare le piazze come insieme e non come semplice somma di corpi. Vale per quegli spazi ludici, come ristoranti o birrerie, vale per quelli della lotta e del pensiero alternativo indispensabile, da coltivare e tutelare a garanzia della sopravvivenza della democrazia. Una democrazia intaccata dal pensiero debole, che ha portato all’isolamento psicologico del cittadino comune, da qui lo spazio sociale come possibilità di intesa, di raccordo, per rompere la dittatura del relativismo, voluta tramite Popper. “L’essere umano è un animale sociale” sosteneva Aristotele, già nel IV secolo A.C., perché tende ed è spinto ad aggregarsi, naturalmente o per necessità. Gli esseri umani debbono unirsi, ma non nella prospettiva meccanica e durkheimiana, ma un’unione di intenti e costrutti, obiettivi volti al rinnovamento della società e non invece al sostentamento del consumismo e, dunque, del capitalismo, il quale sebbene, non condannabile, perché conduce al benessere materiale, sicuramente è da superare. È questo il progresso che si realizza anche attraverso questi spazi sociali. Gli esseri umani si aggregano perché sanno che come singoli possono realizzare poco, perché da collettivo possono raggiungere traguardi più alti, perché da collettivo possono vincere le battaglie sociali ed economiche. Sebbene, qualcuno, come ovvio, può preferire la solitudine e la sua singolarità, un individualismo intimo che non deve, però, mai tradursi in autismo sociale.
Lo shock-covid non ha risparmiato neanche il mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura, soprattutto nei suoi aspetti più profondi, non solo antropologici e sociali, ma anche economici stricto sensu. Anche nel leccese, che accoglie uno dei distretti culturali più importanti in ambito nazionale, per profondità e diffusione sociale, si sono sentiti forti, fortissimi, gli effetti della più ampia congiuntura del nostro Paese, che hanno inciso in maniera segnante.
È una nuova società quella che stiamo vivendo? Dopo 50 giorni di confinamento sociale, detto eufemisticamente con termine anglofono “lockdown”, è cambiata la cultura del popolo italiano? Altrimenti, nulla è cambiato in noi? Di certo un così lungo lasso di tempo, caratterizzato dall’ isolamento, non può non aver lasciato il suo segno. Un segno che, non è azzardato affermare, è profondo e che ha di certo lasciato i suoi segni nei nostri assetti culturali, e di rimando nel nostro modo di intendere e capire la società, noi stessi, la politica e l’economia. Insomma, una quarantena che ha generato un mutamento, che ha portato con sé, inevitabilmente, tutta una serie di frizioni nei nostri assett psicologici, ma anche sociali, e da qui ad un processo di revisione nella concezione delle nostre prospettive e aspettative, per le quali, quindi, non è innaturale trovarsi in una situazione di disagio e debolezza, di confusione in definitiva, che caratterizzerà gran parte della popolazione italiana fino a quando non si ridisegneranno i nuovi sogni, i nuovi desideri.
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Da venerdì 11 a domenica 20 ottobre le sale e gli spazi esterni di Tagliatelle - Stazione Ninfeo a Lecce ospitano il progetto di teatro e scrittura "Ri-nascere genitori: generatori di diritti". Ideato da Ura Teatro, in collaborazione con l’associazione Destina ETS e sostenuto dalla seconda edizione dell'avviso "Futura - La Puglia per la parità" promosso dal Consiglio regionale della Puglia, l'iniziativa prevede un laboratorio intensivo, diretto dall'attrice, autrice e regista Anna Chiara Ingrosso e organizzato da Laura Scorrano, e due spettacoli domenicali aperti al pubblico. Info 3285317676 - urateatro@gmail.com.
09 Ottobre 2024Venerdì prossimo, 4 ottobre, a partire dalle ore19:15, presso il noto e polifunzionale agriturismo del Basso Salento, Sante Le Muse, localizzato poco distante da Salve (LE), Mauro Ragosta converserà con Fabiana Renzo, titolare della struttura e riconosciuta letterata salentina, sulla sua ultima pubblicazione L’Arte Della Scrittura – manualetto prêt à porter per l’anima e per la penna.
27 Settembre 2024A vent’anni dalla scomparsa (28 luglio 2004 a Orsigna, era nato a Firenze il 14 settembre 1938) proseguono le iniziative in omaggio a Tiziano Terzani. Fra l’altro nell’ambito del Festival della Letteratura di Mantova verrà rappresentato “Un indovino mi disse”, con Peppe Servillo alle 21:30 del 4 settembre p.v. in Piazza Castello, https://www.festivaletteratura.it/it/2024/eventi/19-un-indovino-mi-disse-4167 .
27 Agosto 2024Tutto cambierà nel giro di pochissimi anni. Le crisi sotto il profilo socio-economico hanno l’effetto –e ciò è comprovato dalla Storia– di spostare la popolazione dai settori meno evoluti a quelli più evoluti, ovvero da quelli più semplici e meccanici a quelli più complessi e problematici, ed ancora da livelli elementari ad altamente articolati. E la popolazione in cammino in questo percorso non sempre si presenta all’altezza dei nuovi scenari e del cambiamento, talché molti sono quelli che escono dal mercato del lavoro. Sicché la crisi, sicuramente è il preludio a nuovi e rinnovati scenari produttivi e sociali, in un processo che offre maggiori benefici e benessere, ma è anche il momento in cui il sistema si libera di risorse incapaci di percorrere le strade che lo sviluppo impone, e che preferisce sostenere gratuitamente, anziché impiegarle nei processi produttivi e sociali.
06 Agosto 2024“Simu leccesi core presciatu/sòna maestru arcu te Pratu” (Siamo leccesi cuore allegro, gioioso, suona maestro Arco di Prato). Fu l’improvvisa noia che assalì Ferdinando IV di Borbone quando visitò la città di Lecce il 22 aprile 1797 ed espresse davanti alle autorità cittadine la sua indifferenza e disprezzo rispetto al celebre e curioso monumento architettonico che spinse il sindaco a rispondere piccato, quando il regnante si congedò contrariato perché la popolazione era assente, che Lecce ci teneva alla sua arte e che perciò “se ’nde futte te ci rria e de ci parte”. Dal momento che il sovrano aveva espresso la sua opinione artistica pronunciando il detto offensivo “Me ne strafotto” lasciò la città in una piazza vuota di sudditi.
01 Agosto 2024