La fame di potere e conquista di molti potenti, a capo di eserciti e milizie sparsi un po' per tutto il Mondo, non si placa neanche di fronte alla devastante pandemia da Covid-19. E, infatti, in tutti i continenti del Pianeta insistono e proseguono guerre e conflitti, in corso da decenni o di più recente formazione. Le armi non tacciono e non conoscono tregua! Una situazione canonica che, addirittura già nella Grecia, prima della nascita di Cristo, si presentava, anche nel momento in cui dovevano tenersi le Olimpiadi, e che dopo secoli si è ripresentata, quando il “cessate-il-fuoco” dell’ONU, esortato nella “Dichiarazione del Millennio” del 2000 per le Olimpiadi, non ha sortito alcun effetto. Ma se lo sport dovrebbe far cessare, perlomeno in teoria, i bombardamenti e il rumore dei fucili, una crisi sanitaria, stando ai fatti odierni, lo fa meno che mai. Strano modo di fare quello nel contesto internazionale, sostanzialmente anarchico, ma pur sempre a guida Occidentale. Gli appelli dell’Onu e del suo Segretario Generale, Antonio Guterres, riferiti, tra tutti, soprattutto ai conflitti armati “investiti dal Covid19”, sono caduti nel vuoto, eccezion fatta per qualche rara ed episodica cessazione.
Quella notte, notte da ricordare, notte della memoria, quella appunto tra l’8 ed il 9 maggio del 1978 è una di quelle che hanno segnato la storia della Repubblica Italiana, sebbene volutamente ignorata, perché imbarazzante per i suoi intrecci tra lecito e illecito, tra Stato e mafia. Quella, è la notte dell’assassinio di un giovane trentenne siciliano, attivista, morto per mano mafiosa. In quella notte, sui binari della ferrovia di Cinisi, veniva giustappunto fatto “saltare in aria” con il tritolo Giuseppe Impastato.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…” recitano le prime parole della nostra Costituzione, faro dello Stato e garante di diritti e doveri per tutta la popolazione. Ma, soprattutto oggi, occorre chiedersi di quale lavoro? Il lavoro delle macchine o il lavoro dell’uomo, ed in particolare del cittadino italiano? La storia ci insegna che ogni periodo successivo ad una crisi economica, vi sono un forte sviluppo dell’applicazione tecnologica nei processi produttivi e una forte disoccupazione, dove quest'ultima viene riassorbita lentamente dal sistema. Un processo di reintegrazione nel sistema produttivo che negli ultimi decenni è avvenuto sempre più lentamente e sempre più parzialmente.
Sono passati 75 anni da quel fatidico 25 aprile 1945, giorno in cui iniziò la liberazione dell’Italia dai repubblichini di Salò e dagli occupanti nazisti. Da allora questo giorno, giorno di Vittoria, viene ricordato per la sua forza e carica simbolica. Lo si festeggia da Nord a Sud, nonostante, nel corso degli anni, vari e disparati sono stati i tentativi di camuffarlo o cancellarlo, soprattutto ad opera dei neofascisti.
Per trovare una cura contro il Covid-19, nelle varie ricerche, una pare essere quella decisiva, benché diversi medici la definiscano l’“extrama ratio”: immunoterapia passiva con il plasma dei pazienti guariti. Infatti, l’utilizzo del plasma non è una novità e non è l’unico metodo, anzi, il suo impiego è già conosciuto da tempo e nello specifico è scientificamente provata la sua validità, benché risulti l’estremo rimedio. Per la governance della regione Puglia, la sua sperimentazione doveva partire lo scorso 11 aprile, come aveva annunciato il Presidente Michele Emiliano. A parlarne, in queste ore, il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gianluca Bozzetti, che denuncia il ritardo nell’avvio della sperimentazione ed evidenzia come il processo sia già in essere in altre regioni.
Sono ormai alcuni anni che si parla della nuova tecnologia per le connessioni internet, per la sua portanza e la sua velocità: il 5g. Una tecnologia di ultima generazione che permette di essere connessi alla rete con la possibilità di scambiare una grande mole di dati e di farlo ad altissima velocità. Come per ogni nuovo passo tecnologico e, forse, sociale, due posizioni si scontrano, ovvero chi e pro e chi è contro. Ad esprimersi sul tema è stato Davide Manfreda, Portavoce di “InOltre-Alternativa Progressista Puglia”.
Qualche giorno fa, come è ampiamente noto, il Sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha rilasciato un’intervista per Repubblica, nella quale sottolineava alcune mancanze e vuoti nel programma presentato dal Governo per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus. Tuttavia, ieri, domenica 3 maggio, il Governo non ha tardato a farsi presente, e così il Primo Cittadino di Lecce, nella sua quotidiana diretta da Palazzo Carafa, si è potuto “confrontare” con uno dei suoi componenti più di spicco. Nella diretta è intervenuto, infatti, il Ministro per gli Affari Regionali e autonomie, Francesco Boccia.
Nonostante il pandemico contagio da coronavirus, in diverse parti del globo non sono cessati i conflitti armati, come quello nel Rojava, nella regione nord-orientale della Siria. Una guerra che vede protagonisti due soggetti importanti impegnati: l’Unione europea e la Turchia (che sostiene lo jihadismo in quest’area), oltre alla Russia, agli Stati Uniti con la coalizione internazionale.
Non si parla ufficialmente di “sanatoria” – un tabù in Italia - per i 600 mila irregolari che sono impiegati senza rispettare le normative di legge nei lavori più umili e pesanti, e soprattutto in agricoltura, vittime di caporali senza scrupoli, come hanno evidenziato le recenti cronache di questi anni. La situazione ora si è così aggravata che in molte realtà, i campi rischiano di rimanere deserti e dove nessuno si adoperi per raccogliere i prodotti della terra ormai quasi maturi.
A seguito dell’ultimo decreto del Presidente del Consiglio del 26 aprile, firmato da Giuseppe Conte, si sono rese necessarie alcune precisazioni riguardanti le disposizioni per la Fase 2 di questa emergenza causata dal coronavirus. E così importanti precisazioni sono arrivate nelle ultime ore dagli uffici tecnici della Presidenza del Consiglio.
Dopo quasi due mesi di lockdown e divieto di spostamenti dalla propria dimora, se non per le motivazioni stringenti che ormai conosciamo a memoria, circa le misure normative attuate dal Governo giallo-rosso e dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, diversi giuristi e costituzionalisti iniziano a far chiarezza sulla costituzionalità o incostituzionalità degli strumenti istituzionali utilizzati: gli ormai famosi Dpcm. Tra gli altri, ad esprimersi sulla questione sono stati due protagonisti di massimo livello nella Corte Costituzionale: l’ex presidente della Consulta, Antonio Baldassarre, e l’attuale presidente Marta Cartabia.
Dal caos e dall’incertezza creati da questa situazione emergenziale del Covid-19 vengono travolti anche il mondo dell’istruzione e della formazione. A sottolineare la necessità di sostenere l’Università sono i due coordinatori provinciali di Italia Viva nel Salento, il partito di Matteo Renzi e azionista della maggioranza nel Governo Conte, Ada Fiore e Massimo Toma.